PERCHE’ L’ ACQUA DI AFRAGOLA E’ DI CATTIVO GUSTO?

Ecco l'acqua che ci impongono negli ultimi 9 mesi



Nei primi giorni del maggio 2010 la Regione Campania, su disposizione dei propri tecnici, chiude la condotta di Piedimonte Matese, che portava acqua nelle case dei comuni a nord di Napoli perché lesionata in tre punti, esattamente all’ altezza di Limatola (BN). In luogo della suddetta, gli stessi tecnici aprono la condotta proveniente da Cancello-Arpaia (BN).

Vuoi il caso, vuoi la causa, sta di fatto che da allora l’ acqua che si beve non solo ad Afragola ma in tutto l’ hinterland napoletano, è di cattivo gusto. Acqua pesante dal sapore sgradevole con una durezza pari a 16 gradi francesi di carbonati, ossia elevata percentuale di carbonato di calcio in un solo litro. Si tratta della stessa tipologia di acqua che oggi l’ ARIN, la società che gestisce la distribuzione del prezioso liquido, porta a Napoli. Prima di queste disposizioni del governo regionale, dal Matese giungeva nelle nostre case acqua la cui percentuale calcarea era pari a 1 grado francese, che nasceva dall’ alto di una sorgente, a differenza dell’ attuale che

ha origine da una profondità di 300mt.

Arriviamo ora al nocciolo del problema: la Regione Campania compra l’ acqua attuale, che abbiamo detto essere ricca di calcare, dalla già menzionata ARIN a 0,380 euro al metro cubo. Ci si chiederà:

sono forse diventati pazzi Caldoro & Company? No di certo! E’una scelta obbligata per non lasciare un intero territorio senz’ acqua.

Ma perché la Regione non provvede a risanare le fratture createsi all’ interno della galleria e quindi ridare a migliaia di cittadini l’ acqua di prima? Chiariamo subito che per tale lavoro sono necessari 4 milioni di euro e almeno 40 giorni di lavoro. Inspiegabilmente la Regione Campania, sotto l’ egida del suo Presidente Caldoro e del suo Assessore all’ Ambiente Giovanni Romano, dopo quattro mesi, non ha ancora dato inizio ai lavori. Si è limitata ad incaricare l’ Eni-Acqua (Ente Nazionale Idrocarburi), un ente che gestisce i contatori e le fatturazioni, che dopo il petrolio, si è gettato a capofitto nella gestione acqua facendone un grande “business”. Il prezioso liquido creato da Dio per tutti gli uomini è, in pratica, diventato una proprietà privata dell’ Eni, che divide la torta proprio con la stessa Regione. L’ Ass. Romano rende noto che l’ Ente regionale non ha i soldi per i lavori di cui sopra. E intanto l’ Eni cosa fa? Controlla quanti metri cubi di acqua entrano nel Comune di Afragola, 6 milioni in un anno. Li moltiplica per 0,180 e incassa enormi somme di denaro. Lo stesso procedimento vale per gli altri comuni dell’ hinterland. Quindi mentre l’ Eni rimpigua le proprie casse, la Regione provvede ai lavori, alla manutenzione delle condotte, agli approvvigionamenti etc.

A questo punto i cittadini di Afragola sollecitano il sindaco Nespoli, amico sia di Caldoro che di Romano, affinchè con un suo intervento si possa dare inizio all’ opera di risanamento della condotta di Piedimonte Matese per far sì che si ritorni a bere quell’ acqua che sgorga dall’ alto di una sorgente e non dal profondo di un pozzo. Nel frattempo i nostri reni si riempiono di calcoli. Nespoli, da “illuminato” amministratore del bene collettivo,deve pretendere che l’ Eni metta a disposizione della Regione Campania le somme che ha in cassa e dare inizio ai lavori.I cittadini rivogliono la loro acqua. Non è ammissibile che un privato detenga il monopolio di un bene comune e decida cosa dobbiamo fare e cosa dobbiamo bere.

Ma l’ Eni glissa. Perché vorrebbe svolgere tali lavori con una doppia tubazione, di cui una di riserva, dal costo di 100 milioni di euro in un anno di lavoro, in luogo dei 4 milioni già menzionati.

Non è possibile che l’ Eni debba fare dell’ acqua donataci da Dio e quindi di patrimonio di tutti gli uomini un business per gonfiare i propri guadagni. Seguirà in merito un’ interpellanza del Pd in consiglio regionale.

Scritto da Vincenzo Concas
Domenica 03 Ottobre 2010 01:20