Karol Wojtyla proclamato beato

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  1. Leolyonx
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    CITAZIONE (thepreacher86 @ 11/5/2011, 18:53) 
    CITAZIONE (Leolyonx @ 11/5/2011, 16:36) 
    mammamia, veramente. E' successa la stessa cosa anche in un esperimento in classe :wacko:

    comunque qualcuno sa dirmi se riesce a trovare qualcosa su un'organizzazione chiamata "Abus Dei" con a capo un certo Escribar.

    Il mio professore ha detto che il papa aveva dei contatti frequenti e che ha proposto la santificazione di quest'ultimo. Ma non avendo trovato niente su Internet, mi chiedevo se qualcuno ne sapesse di più, perché non voglio sparare accuse infondate

    credo che il tuo professore intendesse Opus Dei (fondata da Escrivà)... per altre info ti consiglio di cercare sul web ( o chiedere a qualcuno più esperto del sottoscritto! :P )

    muaahahahah o sono sordo io o dislessico lui! xD grazie mille...
    andrò a cercare per saperne di più
     
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  2. G9C
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    CITAZIONE (charliedontsurf @ 11/5/2011, 18:47) 
    CITAZIONE (G9C @ 11/5/2011, 17:08) 
    Comunque quoto Charlie. E voglio il pollicino rosso di Slux anch'io!

    Te l'ho messo io -_-

    Avresti dovuto vedere la mia faccia... :(
     
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  3. Leolyonx
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    Wojtyla, don Santoro: sua beatificazione è solo marketing. Ha stretto la mano a Pinochet e beatificò il franchista Escrivà (Ansa)

    29 APRILE 2011 DI FEDERICO TULLI LASCIA UN COMMENTO
    La beatificazione di papa Giovanni Paolo II? È solo un’«operazione di marketing» ed una delle «feste di canonizzazione dei santi costruiti dal potere». Questa l’opinione-choc, affidata ad una nota, del sacerdote della comunità di base fiorentina delle Piagge, don Alessandro Santoro. Il prete di frontiera, che circa due anni fa fu per alcuni mesi sollevato dal suo incarico per aver celebrato, contro l’esplicita volontà della Curia, il matrimonio religioso tra Sandra Alvino, nata uomo e poi diventata donna dopo aver cambiato sesso, e Fortunato Talotta, denuncia oggi come, con il processo di beatificazione avviato dalla Chiesa, Papa Wojtyla sia stato «usato per un’operazione di marketing religioso». Don Santoro non si ferma qui ed avanza anche numerose e dure critiche all’operato dello stesso Giovanni Paolo II. «Pur riconoscendogli un amore appassionato per la Chiesa – spiega nel comunicato – ha negli anni del suo pontificato compiuto gesti quanto meno discutibili, come aver dato la mano e la Comunione a dittatori come Pinochet, aver martoriato e condannato la Teologia della Liberazione, aver eretto la prelatura personale dell’Opus Dei e poi aver beatificato il suo fondatore e sostenitore franchista Josè Maria Escrivà, aver insabbiato le nefandezze e la pedofilia del fondatore e capo indiscusso della Congregazione dei Legionari di Cristo Marcel Maciel, lasciare solo Mons. Oscar Romero, venuto a Roma nel 1979 per chiedere aiuto e sostegno, appena un anno prima del suo assassinio»

    CITAZIONE
    Escrivà (fondatore dell'Opus Dei) un santo che tanto santo non era
    tratto da Avvenimenti nr.34 settembre 2002

    Di Adriana Zarri
    Si sta avvicinando la data in cui il beato Escrivà de Balaguer (il discusso fondatore della più discussa Opus Dei) verrà proclamato santo.
    Di questo papa è stato detto che soffre di una incontinenza canonizzatrice: definizione invero impertinente ma ben giustificata. In effetti il numero dei beati e di santi proclamati da papa Wojtyla supera il numero delle canonizzazioni decretate da tutti i suoi predecessori messi insieme: un fatto anomalo, nella storia della chiesa, e non certo positivo, anche perché la quantità è spesso a discapito della qualità. E infatti parecchi sono i santi contestati: dal discusso Pio IX al discutibile Pio XII la cui canonizzazione avverrà tra non molto.
    Ma nessuno sarà contestato come Escrivà de Balaguer: un personaggio davvero indecente. Eppure esso ha i suoi estimatori, alcuni illustri e addirittura papabili. Ho sott'occhio un articolo dell'ex vescovo di Genova, attualmente pastore di Milano, Tettamanzi nel quale si legge un elogio del Balaguer, in base a numerosi passi dei suoi scritti. Si sa che, estrapolando i brani del loro contesto originale, si può fare di un malfattore un santo e di un santo un malfattore. Certo il vescovo di Milano non compie distorsioni tanto grossolane e diamo anzi per scontata la sua perfetta buona fede. Ciò nonostante la sua simpatia per l'Opus Dei e per il suo fondatore ci preoccupa non poco, anche alla luce della previsione che lo vorrebbe, domani, papa.
    Ci è davvero bastato il sostegno dato da Giovanni Paolo II all'Opus Dei, e non vorremmo che avesse un seguito. L'episcopato dell'America Latina è ormai in braccio all'Opus: aderenti, fiancheggiatori, simpatizzanti. Vogliamo davvero proseguire su questa strada?
    Ma forse, al di là degli interrogativi e degli allarmi, dobbiamo dar conto della nostra contrarietà.
    La bibliografia dell'Opus Dei è vastissima tra libri a sostegno: non molti e, in genere scritti da membri dell'Opus, e libri critici: moltissimi. Non potendo spaziare tra tanta produzione scegliamo, tra le opere critiche, una delle più significative: una storia umana altamente drammatica, scritta da una donna che ha vissuto, per quasi vent'anni, nell'Opus Dei condividendone i fanatismi e che poi -aperti gli occhi e prese le distanze- è stata perseguita, imprigionata e cacciata. Si tratta del libro Oltre la soglia di Maria del Carmen Tapia alla quale lasciamo senz'altro la parola.
    "La casa di Roma è una sorta di fortezza medievale (...) a cominciare dalla porta principale che è blindata e non ha serratura esterna, aprendosi unicamente dall'interno. Per aprirla bisogna dare cinque mandate e la chiave (...) deve essere annessa alla cintola della persona incaricata della portineria. Chi vuole uscire deve suonare un campanello posto accanto alla porta e attendere che la portinaia venga ad aprirgli. Quando qualcuno suona per entrare (...) ad aprire vanno due persone (...). L'accompagnatrice rimane indietro di un passo e la portinaia apre (...).
    Quello che voglio sottolineare è che nessuno, assolutamente nessuno, a Roma, può aprire direttamente una porta e uscire sulla strada.
    In una sede così blindata non possono mancare i microfoni; e infatti «Monsignor Escrivà aveva fatto piazzare microfoni in diversi punti della casa, tutti collegati con la sua stanza». Come se non bastasse, nelle case dell'Opus Dei esistono armadi con documenti segretissimi. In questi armadi si prescrive di tenere una bottiglia di benzina, per poter tempestivamente bruciare quelle carte, in caso di emergenza.
    (...)
    Altre faccende misteriose: il trasporto di denaro, dentro borse rigorosamente chiuse che nessuno doveva assolutamente aprire. Così pure desta stupore la presenza di pistole.
    (...)
    «Le scenate del Padre (così veniva chiamato Escrivà) erano famose. Se un uovo fritto non era come piaceva a lui, o se la tovaglia dell'altare non distava dal pavimento per il numero esatto di centimetri da lui stabilito, la direttrice della casa riceveva una solenne sfuriata».
    Tutto questo può apparire poco più che folclore, benché getti una luce sinistra sulla figura dell'Escrivà e della sua fondazione. Ma ora veniamo alla parte più drammatica della storia.
    A quando, consumatosi ormai il distacco della Tapia dalle posizioni dell'Opus, essa viene rinchiusa in una stanza senza possibilità di contatti con l'esterno. «Durante il giorno una direttrice rimaneva sempre in camera con me, e un'altra stava di sentinella in corridoio, accompagnandomi in bagno e aspettandomi fuori». E cominciano gli interrogatori. Mercedes e Marlies continuano a interrogarmi diverse ore al giorno e le domande si susseguivano per ore, sempre eguali (...).
    «Quando tornavo in camera dagli interrogatori mi accorgevo che l'avevano perquisita. Il telefono era sorvegliato in permanenza da un membro del consiglio locale. Non mi fecero fare le pulizie né scendere in sala da pranzo. Mi portavano i pasti in camera (...). Ero talmente terrorizzata che mi venne un tremito continuo. Avevo paura che mi chiudessero in manicomio, come avevano fatto con altre persone. Nel mio panico mi ricordai che il marito di una mia amica (...) si trovava a Roma. per un caso fortuito avevo annotato il suo numero di telefono nel messale. Raccomandandomi l'anima a Dio, riuscii a raggiungere il telefono perché in quel momento colei che lo sorvegliava era stata chiamata altrove. Telefonai dicendo soltanto: (...) "Vieni a trovarmi. Insisti anche se non vogliono. E' grave" e riattaccai».
    L'amico riesce finalmente a liberarla e la povera ragazza si appresta a lasciare la sua prigione, la casa, l'Opus Dei: «mi dissero di recarmi nella sala delle riunioni (...) Monsignor Escrivà cominciò a camminare su e giù agitato, rosso, furioso, dicendomi: "non parlare con nessuno né dell'Opus Dei né di Roma (...) perché se vengo a sapere che parli male dell'Opus, io Josè Maria Escrivà de Balaguer, che ho in mano la stampa mondiale, ti disonoro pubblicamente". E guardandomi negli occhi con una furia spaventosa, agitando le braccia, come se volesse picchiarmi, urlò: "(...) puttana porca!"».
    Questo il congedo di un "santo"! Un "santo" collerico e ambizioso, che aveva comprato un titolo nobiliare dal governo amico del dittatore Franco: governo in cui alcuni membri dell'Opus Dei ricoprirono cariche di ministri e ovunque dell'Opus sempre sostenne e sostiene i regimi di destra contro gli interessi del popolo e dei poveri.
    (...)

    tratto da Avvenimenti nr.34 settembre 2002

    Ecco cosa ho trovato.

    Per la cronaca, per quanto sia stato insabbiato (ma il mio professore è davvero informato di tutto quello che succede, sembra abbia cimici ovunque...) l'Opus Dei sarebbe stata un'organizzazione ecclesiastica che abusava di bambini...
     
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  4. G9C
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    Comunque una cosa. Le beatificazioni, così come le santificazioni, "etichette" dell'ordinamento cristiano. Per me possono fare ciò che vogliono. Non credo nei santi, e tra tutti quei nomi vicino ai numeri del calendario ce ne sono molti che sono anche più discutibili di Wojtyla.
    "No è mio problema" chi il governo vaticano vuole erigere a Santo o Beato, come credo non debba essere problema di chi si professa non cristiano.
    Sono problemi che deve porsi chi ci crede. A me personalmente non importa. Ovviamente fino a quando il governo vaticano non interferisce con la vita del MIO Stato laico, e quando interviene a dettare "regole" per la società civile che incidono anche sulla mia. Allora mi riservo il diritto di criticare.
     
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    andatevi a leggere la storia di Madre Teresa.. lì si che vi fate delle grasse risate... -_-
     
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  6. oreste73
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    CITAZIONE (Leolyonx @ 11/5/2011, 20:30) 
    CITAZIONE
    Wojtyla, don Santoro: sua beatificazione è solo marketing. Ha stretto la mano a Pinochet e beatificò il franchista Escrivà (Ansa)

    29 APRILE 2011 DI FEDERICO TULLI LASCIA UN COMMENTO
    La beatificazione di papa Giovanni Paolo II? È solo un’«operazione di marketing» ed una delle «feste di canonizzazione dei santi costruiti dal potere». Questa l’opinione-choc, affidata ad una nota, del sacerdote della comunità di base fiorentina delle Piagge, don Alessandro Santoro. Il prete di frontiera, che circa due anni fa fu per alcuni mesi sollevato dal suo incarico per aver celebrato, contro l’esplicita volontà della Curia, il matrimonio religioso tra Sandra Alvino, nata uomo e poi diventata donna dopo aver cambiato sesso, e Fortunato Talotta, denuncia oggi come, con il processo di beatificazione avviato dalla Chiesa, Papa Wojtyla sia stato «usato per un’operazione di marketing religioso». Don Santoro non si ferma qui ed avanza anche numerose e dure critiche all’operato dello stesso Giovanni Paolo II. «Pur riconoscendogli un amore appassionato per la Chiesa – spiega nel comunicato – ha negli anni del suo pontificato compiuto gesti quanto meno discutibili, come aver dato la mano e la Comunione a dittatori come Pinochet, aver martoriato e condannato la Teologia della Liberazione, aver eretto la prelatura personale dell’Opus Dei e poi aver beatificato il suo fondatore e sostenitore franchista Josè Maria Escrivà, aver insabbiato le nefandezze e la pedofilia del fondatore e capo indiscusso della Congregazione dei Legionari di Cristo Marcel Maciel, lasciare solo Mons. Oscar Romero, venuto a Roma nel 1979 per chiedere aiuto e sostegno, appena un anno prima del suo assassinio»

    CITAZIONE
    Escrivà (fondatore dell'Opus Dei) un santo che tanto santo non era
    tratto da Avvenimenti nr.34 settembre 2002

    Di Adriana Zarri
    Si sta avvicinando la data in cui il beato Escrivà de Balaguer (il discusso fondatore della più discussa Opus Dei) verrà proclamato santo.
    Di questo papa è stato detto che soffre di una incontinenza canonizzatrice: definizione invero impertinente ma ben giustificata. In effetti il numero dei beati e di santi proclamati da papa Wojtyla supera il numero delle canonizzazioni decretate da tutti i suoi predecessori messi insieme: un fatto anomalo, nella storia della chiesa, e non certo positivo, anche perché la quantità è spesso a discapito della qualità. E infatti parecchi sono i santi contestati: dal discusso Pio IX al discutibile Pio XII la cui canonizzazione avverrà tra non molto.
    Ma nessuno sarà contestato come Escrivà de Balaguer: un personaggio davvero indecente. Eppure esso ha i suoi estimatori, alcuni illustri e addirittura papabili. Ho sott'occhio un articolo dell'ex vescovo di Genova, attualmente pastore di Milano, Tettamanzi nel quale si legge un elogio del Balaguer, in base a numerosi passi dei suoi scritti. Si sa che, estrapolando i brani del loro contesto originale, si può fare di un malfattore un santo e di un santo un malfattore. Certo il vescovo di Milano non compie distorsioni tanto grossolane e diamo anzi per scontata la sua perfetta buona fede. Ciò nonostante la sua simpatia per l'Opus Dei e per il suo fondatore ci preoccupa non poco, anche alla luce della previsione che lo vorrebbe, domani, papa.
    Ci è davvero bastato il sostegno dato da Giovanni Paolo II all'Opus Dei, e non vorremmo che avesse un seguito. L'episcopato dell'America Latina è ormai in braccio all'Opus: aderenti, fiancheggiatori, simpatizzanti. Vogliamo davvero proseguire su questa strada?
    Ma forse, al di là degli interrogativi e degli allarmi, dobbiamo dar conto della nostra contrarietà.
    La bibliografia dell'Opus Dei è vastissima tra libri a sostegno: non molti e, in genere scritti da membri dell'Opus, e libri critici: moltissimi. Non potendo spaziare tra tanta produzione scegliamo, tra le opere critiche, una delle più significative: una storia umana altamente drammatica, scritta da una donna che ha vissuto, per quasi vent'anni, nell'Opus Dei condividendone i fanatismi e che poi -aperti gli occhi e prese le distanze- è stata perseguita, imprigionata e cacciata. Si tratta del libro Oltre la soglia di Maria del Carmen Tapia alla quale lasciamo senz'altro la parola.
    "La casa di Roma è una sorta di fortezza medievale (...) a cominciare dalla porta principale che è blindata e non ha serratura esterna, aprendosi unicamente dall'interno. Per aprirla bisogna dare cinque mandate e la chiave (...) deve essere annessa alla cintola della persona incaricata della portineria. Chi vuole uscire deve suonare un campanello posto accanto alla porta e attendere che la portinaia venga ad aprirgli. Quando qualcuno suona per entrare (...) ad aprire vanno due persone (...). L'accompagnatrice rimane indietro di un passo e la portinaia apre (...).
    Quello che voglio sottolineare è che nessuno, assolutamente nessuno, a Roma, può aprire direttamente una porta e uscire sulla strada.
    In una sede così blindata non possono mancare i microfoni; e infatti «Monsignor Escrivà aveva fatto piazzare microfoni in diversi punti della casa, tutti collegati con la sua stanza». Come se non bastasse, nelle case dell'Opus Dei esistono armadi con documenti segretissimi. In questi armadi si prescrive di tenere una bottiglia di benzina, per poter tempestivamente bruciare quelle carte, in caso di emergenza.
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    Altre faccende misteriose: il trasporto di denaro, dentro borse rigorosamente chiuse che nessuno doveva assolutamente aprire. Così pure desta stupore la presenza di pistole.
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    «Le scenate del Padre (così veniva chiamato Escrivà) erano famose. Se un uovo fritto non era come piaceva a lui, o se la tovaglia dell'altare non distava dal pavimento per il numero esatto di centimetri da lui stabilito, la direttrice della casa riceveva una solenne sfuriata».
    Tutto questo può apparire poco più che folclore, benché getti una luce sinistra sulla figura dell'Escrivà e della sua fondazione. Ma ora veniamo alla parte più drammatica della storia.
    A quando, consumatosi ormai il distacco della Tapia dalle posizioni dell'Opus, essa viene rinchiusa in una stanza senza possibilità di contatti con l'esterno. «Durante il giorno una direttrice rimaneva sempre in camera con me, e un'altra stava di sentinella in corridoio, accompagnandomi in bagno e aspettandomi fuori». E cominciano gli interrogatori. Mercedes e Marlies continuano a interrogarmi diverse ore al giorno e le domande si susseguivano per ore, sempre eguali (...).
    «Quando tornavo in camera dagli interrogatori mi accorgevo che l'avevano perquisita. Il telefono era sorvegliato in permanenza da un membro del consiglio locale. Non mi fecero fare le pulizie né scendere in sala da pranzo. Mi portavano i pasti in camera (...). Ero talmente terrorizzata che mi venne un tremito continuo. Avevo paura che mi chiudessero in manicomio, come avevano fatto con altre persone. Nel mio panico mi ricordai che il marito di una mia amica (...) si trovava a Roma. per un caso fortuito avevo annotato il suo numero di telefono nel messale. Raccomandandomi l'anima a Dio, riuscii a raggiungere il telefono perché in quel momento colei che lo sorvegliava era stata chiamata altrove. Telefonai dicendo soltanto: (...) "Vieni a trovarmi. Insisti anche se non vogliono. E' grave" e riattaccai».
    L'amico riesce finalmente a liberarla e la povera ragazza si appresta a lasciare la sua prigione, la casa, l'Opus Dei: «mi dissero di recarmi nella sala delle riunioni (...) Monsignor Escrivà cominciò a camminare su e giù agitato, rosso, furioso, dicendomi: "non parlare con nessuno né dell'Opus Dei né di Roma (...) perché se vengo a sapere che parli male dell'Opus, io Josè Maria Escrivà de Balaguer, che ho in mano la stampa mondiale, ti disonoro pubblicamente". E guardandomi negli occhi con una furia spaventosa, agitando le braccia, come se volesse picchiarmi, urlò: "(...) puttana porca!"».
    Questo il congedo di un "santo"! Un "santo" collerico e ambizioso, che aveva comprato un titolo nobiliare dal governo amico del dittatore Franco: governo in cui alcuni membri dell'Opus Dei ricoprirono cariche di ministri e ovunque dell'Opus sempre sostenne e sostiene i regimi di destra contro gli interessi del popolo e dei poveri.
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    Ecco cosa ho trovato.

    Per la cronaca, per quanto sia stato insabbiato (ma il mio professore è davvero informato di tutto quello che succede, sembra abbia cimici ovunque...) l'Opus Dei sarebbe stata un'organizzazione ecclesiastica che abusava di bambini...

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    La cosa piu' grande che ha fatto e che ha contribuito a far cadere il comunismo....per il resto ,come uomo a me e' sempre piaciuto,ma a farlo santo ce ne passa..troppe ombre...il rapporto con Marcincus,l'implicazione nel fallimento del banco Ambrosiano e l'omicidio /suicidio di Calvi,il rapimento e la scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori...ripeto non si possono dire cose che nn si sanno,ma le ombre rimangono....fermo restando che tutto cio' che gira intorno all'Istituzione Chiesa,Vaticano e IOR e' sporco,ma davvero quanto di piu' sporco ci possa essere....
     
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  8. reyandeddieforlife
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    CITAZIONE (G9C @ 11/5/2011, 21:11) 
    Comunque una cosa. Le beatificazioni, così come le santificazioni, "etichette" dell'ordinamento cristiano. Per me possono fare ciò che vogliono. Non credo nei santi, e tra tutti quei nomi vicino ai numeri del calendario ce ne sono molti che sono anche più discutibili di Wojtyla.
    "No è mio problema" chi il governo vaticano vuole erigere a Santo o Beato, come credo non debba essere problema di chi si professa non cristiano.
    Sono problemi che deve porsi chi ci crede. A me personalmente non importa. Ovviamente fino a quando il governo vaticano non interferisce con la vita del MIO Stato laico, e quando interviene a dettare "regole" per la società civile che incidono anche sulla mia. Allora mi riservo il diritto di criticare.

    La Chiesa cattolica ha diverse falle, oltre al fatto di arrogarsi diritti che non gli sono stati dati da nessuno tranne se stessa (per esempio il santificare le persone), si intromette troppo nella vita politica.
    Inoltre la chiesa cattolica è più fondata su dogmi decisi a tavolino da uomini nel corso dei secoli che da dottrine derivanti dalla Bibbia stessa. Ecco perchè è piena di incoerenza e contraddizioni.
     
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