LE POESIE PREFERITE DAL FORUM

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    LIVELLO TECNICO: MARADONA

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    Dolce col retrogusto amaro
    avere e allo stesso modo non avere
    finchè il tempo scorre avaro
    non mi resta che goderemi il buio di queste sere


    Antonio Esteban
     
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    LIVELLO TECNICO: GIORDANO

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    L'aquilone della libertà*


    E adesso costruite l'aquilone più bello
    con i colori della vostra terra!
    Sulle ali scrivete i vostri nomi,
    scrivete i vostri sogni...

    Poi, fatelo volare sopra i nostri paesi,
    riempite i nostri cieli.
    Portateci le attese della povera gente.
    Dite al mondo che freme per le Torri Gemelle,

    che ascolti la Rivolta delle Pietre,
    tutto il sangue di Abele che grida dalla terra.
    Dite cos'è la guerra.

    VINCENZO ELEFANTE

    *Ai bambini afgani, ai quali il regime di Kabul vietava di far volare gli aquiloni.
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  3. tiralabomba
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    La canzone disperata

    Il tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono.
    Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato.

    Abbandonato come i moli all'alba.
    E' l'ora di partire, oh abbandonato!

    Sul mio cuore piovono fredde corolle.
    Oh sentina di rifiuti, feroce tana di naufraghi!

    In te si accumularono le guerre e i voli.
    Da te innalzarono le ali gli uccelli del canto.

    Tutto hai inghiottito, come la lontananza.
    Come il mare, come il tempo. Tutto in te fu naufragio!

    Era l'ora felice dell'assalto e del bacio.
    L'ora dello stupore che ardeva come un faro.

    Ansietà di nocchiero, furia di palombaro cieco,
    torbida ebbrezza d'amore, tutto in te fu naufragio!

    Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita.
    Scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

    Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio.
    Ti abbatté la tristezza, tutto in te fu naufragio!

    Feci retrocedere la muraglia d'ombra,
    andai oltre il desiderio e l'atto.

    Oh carne, carne mia, donna che amai e persi,
    te, in quest'ora umida, evoco e canto.

    Come una coppa albergasti l'infinita tenerezza,
    e l'infinito oblio t'infranse come una coppa.

    Era la nera, nera solitudine delle isole,
    e lì, donna d'amore, mi accolsero le tue braccia.

    Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta.
    Erano il dolore e le rovine, e tu f osti il miracolo.

    Ah donna, non so come hai potuto contenermi
    nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!

    Il mio desiderio di te fu il più terribile e corto,
    il più sconvolto ed ebbro, il più teso e avido.

    Cimitero di baci, c'è ancora fuoco nelle tue tombe,
    ancora ardono i grappoli sbeccuzzati d'uccelli.

    Oh la bocca morsa, oh le baciate membra,
    oh gli affamati denti, oh i corpi intrecciati.

    Oh la copula pazza di speranza e di vigore
    in cui ci annodammo e ci disperammo.

    E, la tenerezza, lieve come l'acqua e la farina.
    E la parola appena incominciata sulle labbra.

    Questo fu il mio destino e in esso viaggiò il mio anelito,
    e i n esso cadde il mio anelito, tutto in te fu naufragio!

    Oh sentina di rifiuti, in te tutto cadeva,
    che dolore non spremesti, che dolore non ti soffoca.

    Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti.
    In piedi come un marinaio sulla prua di una nave.

    Ancora fioristi in canti, ancora prorompesti in correnti.
    Oh sentina di rifiuti, pozzo aperto e amaro.

    Pallido palombaro cieco, sventurato fromboliere,
    scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

    E' l'ora di partire, la dura e fredda ora
    che la notte lega ad ogni orario.

    Il cinturone rumoroso dei mare cinge la costa.
    Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli.

    Abbandonato come i moli nell'alba.
    Solo l'ombra tremula si contorce nelle mie mani.

    Ah più in là di ogni cosa. Ah più in là di ogni cosa.

    E' l'ora di partire. Oh abbandonato!

     
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  4. _Charles_
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    Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
    o freccia di garofani che propagano il fuoco:
    t'amo come si amano certe cose oscure,
    segretamente, tra l'ombra e l'anima.

    T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
    dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
    grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
    il concentrato aroma che ascese dalla terra.

    T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
    t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
    così ti amo perché non so amare altrimenti

    che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
    così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
    così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

    ~ Pablo Neruda ~



    Quando ti chiedi cos'è l'amore,
    immagina due mani ardenti
    che si incontrano,
    due sguardi perduti l'uno nell'altro,
    due cuori che tremano
    di fronte all'immensità di un sentimento,
    e poche parole
    per rendere eterno un istante.

    ~ Alan Douar ~



    Stu core analfabbeta
    tu ll'he purtato a scola,
    e s'è mparato a scrivere,
    e s'è mparato a lleggere
    sultanto na parola:
    "Ammore" e niente cchiù.

    ~ Totò ~

     
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  5. LaCatanese
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    CITAZIONE (_Charles_ @ 22/3/2007, 13:10)

    Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
    o freccia di garofani che propagano il fuoco:
    t'amo come si amano certe cose oscure,
    segretamente, tra l'ombra e l'anima.

    T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
    dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
    grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
    il concentrato aroma che ascese dalla terra.

    T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
    t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
    così ti amo perché non so amare altrimenti

    che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
    così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
    così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

    ~ Pablo Neruda ~


    ....STUPENDA...MERAVIGLIOSA....SUBLIMEEE!!!!

    :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro:


    ....TRA LE PIU' BELLE POESIE ESISTENTI.....INSIEME A QUESTA....


    LENTAMENTE MUORE

    Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi
    percorsi, chi non cambia la marca, il colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

    Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini
    sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli
    occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore
    davanti all'errore e ai sentimenti.

    Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro,
    chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
    chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

    Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova
    grazia in se stesso.

    Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare;
    chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

    Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
    chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
    chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno
    sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

     
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  6. -Sasà-
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    Kalhil Gibran

    Allora Almitra di nuovo parlò e disse: Che cos'è il Matrimonio, maestro ?
    E lui rispose dicendo:
    Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre.
    Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
    E insieme nella silenziosa memoria di dio.
    Ma vi sia spazio nella vostra unione,
    E tra voi danzino i venti dei cieli.
    Amatevi l'un l'altro, ma non fatene una prigione d'amore:
    Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.
    Riempitevi l'un l'altro le coppe, ma non bevete da un'unica coppa.
    Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
    Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
    Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.
    Donatevi il cuore, ma l'uno non sia di rifugio all'altro,
    Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
    E siate uniti, ma non troppo vicini;
    Le colonne del tempio si ergono distanti,
    E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.
     
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    Si fosse n'auciello

    Si fosse n'auciello, ogne matina
    vurria cantà 'ncoppa 'a fenesta toja:
    "Bongiorno, ammore mio,bongiorno, ammore!".
    E po' vurria zumpà 'ncoppa 'e capille
    e chiano chiano, comme a na carezza,
    cu stu beccuccio accussi piccerillo,
    mme te mangiasse 'e vase a pezzechillo...
    si fosse nu canario o nu cardillo.
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    CITAZIONE (LaCatanese @ 22/3/2007, 16:21)
    CITAZIONE (_Charles_ @ 22/3/2007, 13:10)

    Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
    o freccia di garofani che propagano il fuoco:
    t'amo come si amano certe cose oscure,
    segretamente, tra l'ombra e l'anima.

    T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
    dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
    grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
    il concentrato aroma che ascese dalla terra.

    T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
    t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
    così ti amo perché non so amare altrimenti

    che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
    così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
    così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

    ~ Pablo Neruda ~


    ....STUPENDA...MERAVIGLIOSA....SUBLIMEEE!!!!

    :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro: :tiadoro:


    ....TRA LE PIU' BELLE POESIE ESISTENTI.....INSIEME A QUESTA....


    LENTAMENTE MUORE

    Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi
    percorsi, chi non cambia la marca, il colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

    Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini
    sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli
    occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore
    davanti all'errore e ai sentimenti.

    Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro,
    chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
    chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

    Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova
    grazia in se stesso.

    Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare;
    chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

    Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
    chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
    chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno
    sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.


    ENTRAMBE DA BRIVIDI.

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  9. -Sasà-
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    TRILUSSA


    L'uccelletto.
    Era d'Agosto e il povero uccelletto
    ferito dallo sparo di un moschetto
    ando', per riparare l'ala offesa,
    a finire all'interno di una chiesa.
    Dalla tendina del confessionale
    il parroco intravide l'animale
    mentre i fedeli stavano a sedere
    recitando sommessi le preghiere.
    Una donna che vide l'uccelletto
    lo prese e se lo mise dentro il petto.
    Ad un tratto si senti' un pigolio:
    cio cio, cip cip cio
    Qualcuno rise a 'sto cantar d'uccelli
    e il parroco, seccato, urlo': "Fratelli!
    Chi ha l'uccello mi faccia il favore
    di lasciare la casa del Signore!"
    I maschi, un po' sorpresi a tal parole,
    lenti e perplessi alzarono le suole,
    ma il parroco lascio' il confessionale
    e: "Fermi - disse - mi sono espresso male!
    Tornate indietro e statemi a sentire,
    solo chi ha preso l'uccello deve uscire!"
    A testa bassa e la corona in mano,
    le donne tutte uscirono pian piano.
    Ma mentre andavan fuori grido' il prete:
    "Ma dove andate, stolte che voi siete!
    Restate qui, che ognuno ascolti e sieda,
    io mi rivolgo a chi l'ha preso in chiesa!"
    Ubbidienti in quello stesso istante
    le monache si alzaron tutte quante
    e con il volto invaso dal rossore
    lasciarono la casa del Signore.
    "Per tutti i Santi - grido' il prete -
    sorelle rientrate e state quiete.
    Convien finire, fratelli peccatori,
    l'equivoco e la serie degli errori:
    esca solo chi e' cosi' villano
    da stare in chiesa con l'uccello in mano!"
    Ben celata in un angolo appartato,
    una ragazza col suo fidanzato,
    in una cappelletta laterale,
    ci manco' poco si sentisse male,
    e con il volto di un pallore smorto
    disse: "Che ti dicevo ? Se n'e' accorto!"
     
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    LIVELLO TECNICO: MARADONA

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    Rabindranath Tagore – Vorrei sedermi vicino a te in silenzio

    Vorrei sedermi vicino a te in silenzio,
    ma non ne ho il coraggio: temo che
    il mio cuore mi salga alle labbra.
    Ecco perche' parlo stupidamente e nascondo
    il mio cuore dietro le parole.
    Tratto crudelmente il mio dolore per paura
    che tu faccia lo stesso.

     
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  11. _Charles_
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    Tornami a mente il dì che la battaglia
    D'amor sentii la prima volta, e dissi:
    Oimè, se quest'è amor, com'ei travaglia!

    Che gli occhi al suol tuttora intenti e fissi,
    Io mirava colei ch'a questo core
    Primiera il varco ed innocente aprissi.

    Ahi come mal mi governasti, amore!
    Perchè seco dovea sì dolce affetto
    Recar tanto desio, tanto dolore?

    E non sereno, e non intero e schietto,
    Anzi pien di travaglio e di lamento
    Al cor mi discendea tanto diletto?

    Dimmi, tenero core, or che spavento,
    Che angoscia era la tua fra quel pensiero
    Presso al qual t'era noia ogni contento?

    Quel pensier che nel dì, che lusinghiero
    Ti si offeriva nella notte, quando
    Tutto queto parea nell'emisfero:

    Tu inquieto, e felice e miserando,
    M'affaticavi in su le piume il fianco,
    Ad ogni or fortemente palpitando.

    E dove io tristo ed affannato e stanco
    Gli occhi al sonno chiudea, come per febre
    Rotto e deliro il sonno venia manco.

    Oh come viva in mezzo alle tenebre
    Sorgea la dolce imago, e gli occhi chiusi
    La contemplavan sotto alle palpebre!

    Oh come soavissimi diffusi
    Moti per l'ossa mi serpeano, oh come
    Mille nell'alma instabili, confusi

    Pensieri si volgean! qual tra le chiome
    D'antica selva zefiro scorrendo,
    Un lungo, incerto mormorar ne prome.

    E mentre io taccio, e mentre io non contendo,
    Che dicevi, o mio cor, che si partia
    Quella per che penando ivi e battendo?

    Il cuocer non più tosto io mi sentia
    Della vampa d' amor, che il venticello
    Che l'aleggiava, volossene via.

    Senza sonno io giacea sul dì novello,
    E i destrier che dovean farmi deserto,
    Battean la zampa sotto al patrio ostello.

    Ed io timido e cheto ed inesperto,
    Ver lo balcone al buio protendea
    L'orecchio avido e l'occhio indarno aperto,

    La voce ad ascoltar, se ne dovea
    Di quelle labbra uscir, ch'ultima fosse;
    La voce, ch'altro il cielo, ahi, mi togliea.

    Quante volte plebea voce percosse
    Il dubitoso orecchio, e un gel mi prese,
    E il core in forse a palpitar si mosse!

    E poi che finalmente mi discese
    La cara voce al core, e de' cavai
    E delle rote il romorio s'intese;

    Orbo rimaso allor, mi rannicchiai
    Palpitando nel letto e, chiusi gli occhi,
    Strinsi il cor con la mano, e sospirai.

    Poscia traendo i tremuli ginocchi
    Stupidamente per la muta stanza,
    Ch'altro sarà, dicea, che il cor mi tocchi?

    Amarissima allor la ricordanza
    Locommisi nel petto, e mi serrava
    Ad ogni voce il core, a ogni sembianza.

    E lunga doglia il sen mi ricercava,
    Com'è quando a distesa Olimpo piove
    Malinconicamente e i campi lava.

    Ned io ti conoscea, garzon di nove
    E nove Soli, in questo a pianger nato
    Quando facevi, amor, le prime prove.

    Quando in ispregio ogni piacer, nè grato
    M'era degli astri il riso, o dell'aurora
    Queta il silenzio, o il verdeggiar del prato.

    Anche di gloria amor taceami allora
    Nel petto, cui scaldar tanto solea,
    Che di beltade amor vi fea dimora.

    Nè gli occhi ai noti studi io rivolgea,
    E quelli m'apparian vani per cui
    Vano ogni altro desir creduto avea.

    Deh come mai da me sì vario fui,
    E tanto amor mi tolse un altro amore?
    Deh quanto, in verità, vani siam nui!

    Solo il mio cor piaceami, e col mio core
    In un perenne ragionar sepolto,
    Alla guardia seder del mio dolore.

    E l'occhio a terra chino o in se raccolto,
    Di riscontrarsi fuggitivo e vago
    Nè in leggiadro soffria nè in turpe volto:

    Che la illibata, la candida imago
    Turbare egli temea pinta nel seno,
    Come all'aure si turba onda di lago.

    E quel di non aver goduto appieno
    Pentimento, che l'anima ci grava,
    E il piacer che passò cangia in veleno,

    Per li fuggiti dì mi stimolava
    Tuttora il sen: che la vergogna il duro
    Suo morso in questo cor già non oprava.

    Al cielo, a voi, gentili anime, io giuro
    Che voglia non m'entrò bassa nel petto,
    Ch'arsi di foco intaminato e puro.

    Vive quel foco ancor, vive l'affetto,
    Spira nel pensier mio la bella imago,
    Da cui, se non celeste, altro diletto

    Giammai non ebbi, e sol di lei m'appago.
     
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  12. LaCatanese
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    PER SEMPRE


    Come una barca,

    ero sbattuto ,

    dal mare

    delle tue parole ,

    e quanto mare !

    Non ti ho mai parlato di me,

    non sapevo nulla di te .

    Ma di te…

    ricorderò nel mio infinto

    il profondo senso

    del tuo sguardo ,

    l’amore scritto,

    nei tuoi occhi neri

    quando noi ci salutammo.

    Infiniti amori già vissuti

    mai saranno al pari

    di quello che noi ,

    probabilmente …

    non vivremo mai.

    Ho scritto sulla sabbia ,

    col vento ,

    ciò che ti ho dato,

    ho scolpito sulle rocce ,

    ciò che mi hai regalato,

    e tutto ciò,

    sarà per sempre…

    Stella perenne

    Dei miei sogni proibiti

    Notte delicata

    Di una sera di settembre

    Piena di me

    Donna bambina

    Non sapere che darti

    Non sapere che farti

    Avere tutto , e niente di te

    Incubo e sogno

    Dimenticato e trovato

    Ritrovato e perduto

    Stella del sud

    Che illuminavi la notte

    Per me insonne

    Pensando a te

    piccola e grande

    Tempesta d’amore

    Ritornava il pensiero

    Ormai schiavo di te

    dei tuoi mille profumi

    dei tuoi occhi sereni

    che imploravano me …

    a scrivere , e pensare di te.


     
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  13. LaCatanese
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    ESTIRPO IL CUORE

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    Scaravento
    pezzi della mia vita
    su questa pagina virtuale
    con le dita
    nervose nel comporre
    delicatamente martellanti
    sulla tastiera muta
    di suoni e di colori

    Emozioni come travi
    che sbieche
    si intersecano nell'anima
    e cadono pesanti

    dagli occhi
    mentre mi leggo scrivere...

    Diabolica magia
    di versi
    che mi rivelano me stessa
    sorpresa
    nel rileggermi
    e di scoprirmi così viva...

    Estirpo il cuore
    dal mio animo inquieto
    e pian piano
    lo adagio sul foglio...
    per andare a letto vuota.


    (Cristina Khay)



     
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  14. LaCatanese
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    IL CORAGGIO

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    Puoi non aver paura
    di cantare la nostra canzone
    vedrai,
    prima o poi ti perdoneranno

    e non stare a sentire
    che cerca di convincerti
    di cose che già sai....

    e ti diranno che è banale
    ciò che tu
    invece pensi sia speciale

    e intanto gli anni passano
    ma non cancellano i ricordi
    l'unico tuo tesoro
    che tieni ancora stretto

    e intanto gli anni passano
    ed erano i migliori
    credevi di esser dentro
    e siamo ancora tutti fuori

    e intanto gli anni passano
    ed erano i migliori
    felice d'esserci stata
    felice d'essermi chiamata fuori.


    (G.N.D.L.)
     
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  15. _Charles_
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    Saffo - Mi pare simile a un Dio

    Mi pare simile a un dio
    l'uomo che ti siede accanto
    e ti ascolta così, mentre parli
    con lieve sussurro e ridi amabile:
    questo mi stringe il cuore nel petto!

    Basta che ti getti uno sguardo
    e subito la voce mi manca
    la lingua si spezza, subito
    un fuoco sottile mi scivola
    sotto la pelle,

    lo sguardo s'offusca, rombano le orecchie,
    un freddo sudore mi cola, tutta
    mi scuote un tremito,
    e più verde dell'erba divento
    e poco manca che muoia

    Ma bisogna che tutto sopporti...



    La traduzione di Foscolo ha un quid in più :wub:


    Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto
    Ti siede, e vede il tuo bel riso, e sente
    I dolci detti e l’amoroso canto! -
    A me repente
    Con più tumulto il core urta nel petto:
    More la voce, mentre ch’io ti miro,
    Sulla mia lingua: nelle fauci stretto
    Geme il sospiro.
    Serpe la fiamma entro il mio sangue, ed ardo:
    Un indistinto tintinnio m’ingombra
    Gli orecchi, e sogno: mi s’innalza al guardo
    Torbida l’ombra.
    E tutta molle d’un sudor di gelo,
    E smorta i viso come erba che langue,
    Tremo e fremo di brividi, ed anelo
    Tacita, esangue.
     
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178 replies since 2/12/2005, 02:22   5852 views
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