Il caso di marco pantani....

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  1. paganese
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    Salve ragazzi credo che un pò tutti hanno sentito in tv le novità che sono emerse nel caso pantani.... scoperte allucinanti che fanno pensare ad un vero proprio omicidio tenuto nascosto da 10 anni... ieri seguivo tiki taka dove c'era l'avvocato della famiglia pantani oltre a davide de zan giornalista mediaset e grande amico di marco che stanno portando a galla tante cose tenute nascoste.... vorrei sapere cosa ne pensate... credo che tutti vogliono la verità per questa triste vicenda soprattutto per il rispetto della sua famiglia,uno sportivo che ci ha regalato tante emozioni che ci ha lasciato nel febbraio del 2004 a soli 34 anni... speriamo in altre novità a breve!

    ALCUNI ARTICOLI
    L'ennesimo colpo di scena ha le sembianze della svolta: la nuova inchiesta aperta dalla Procura di Rimini sulla morte di Marco Pantani potrebbe imboccare la strada giusta grazie alla testimonianza chiave dei due infermieri del 118 che per primi, la sera del 14 febbraio 2004, videro il corpo del Pirata. "Non c’era nessuna pallina bianca accanto al cadavere del ciclista. Siamo strasicuri anche perché abbiamo il dovere professionale di segnalare alle autorità qualunque possibile elemento, specie se è una sostanza stupefacente, presente sulla scena. Non c’era nulla e nulla è stato segnalato".
    MESSINSCENA — Le due persone (sentite di recente dall’avvocato Antonio De Rensis, alla presenza di altri legali, in giorni e posti diversi) affermano un fatto gravissimo: qualcuno avrebbe posizionato in un secondo momento accanto a Pantani la pallina (grande più di una noce) di coca mista a mollica di pane. Una alterazione della scena con un preciso scopo: condizionare le indagini e portarle verso la pista dell’overdose accidentale. Senza quella pallina, il castello costruito 10 anni fa crolla in modo inesorabile. Il perché è presto detto: secondo gli inquirenti di allora e il professor Fortuni (autore dell’autopsia), il Pirata avrebbe mangiato volontariamente gli oltre 20 grammi di coca risultati letali. Una pratica inusuale, contestata dal professor Avato (autore della perizia contenuta nell’esposto della famiglia Pantani) che ha ipotizzato invece un’ingestione forzata, con la droga sciolta nell’acqua. La pallina dava credito alla ingestione compulsiva del ciclista: cadendo a terra per il malore causato dall’overdose, l’ultimo boccone sarebbe stato rigurgitato, restando nella pozza di sangue a circa 50 centimetri dal cadavere. Adesso lo scenario cambia in modo radicale e ci sono tanti altri elementi che rendono ancora più decisivi i fatti narrati dagli infermieri. E il mistero della pallina (tra l’altro stranamente pulita) finirà presto sul tavolo del professor Tagliaro, il consulente medico legale nominato dalla Procura, come richiesto dell’avvocato De Rensis. Tagliaro avrebbe già avanzato dubbi sulla possibile ingestione volontaria di quel quantitativo di cocaina. E il colpo di scena potrebbe portare a conclusioni dirompenti.

    MAI INTERROGATI — Come mai testimonianze così decisive arrivano solo 10 anni dopo? La risposta è nell’ennesimo buco dell’inchiesta effettuata nel 2004: nessuno ha mai sentito la necessità di interrogarli nonostante il ruolo importante avuto in quella tragica sera. I due infermieri, però, negli ultimi mesi hanno seguito con attenzione le notizie diffuse dai media sulla riapertura del caso. E proprio leggendo i tanti dubbi sollevati dalla famiglia Pantani, hanno "scoperto" dell'esistenza di una pallina accanto al corpo. "Ma di cosa stanno parlando?" si sono chiesti. E hanno rintracciato l’avvocato De Rensis: "Abbiamo cose importanti da riferirle". Non era un’esagerazione, quello messo nero su bianco, nel corso delle indagini difensive (hanno valenza probatoria) svolte dal legale della famiglia Pantani, è un colpo da k.o. sulla credibilità della vecchia inchiesta, già messa sotto accusa dall’esposto presentato a luglio (che ha consentito di riaprire il caso) e dalle tante anomalie emerse in questi primi mesi. I due testimoni hanno anche raccontato di "non aver mai defibrillato Pantani e di aver leggermente scostato il corpo al massimo di 20 gradi per mettergli degli elettrodi e capire se c’era attività. La macchina, se non riscontra nessun segnale, non permette la defibrillazione". Anche queste informazioni vanno in contraddizione con quanto affermato dai vecchi inquirenti: nel video girato nella stanza si sente chiaramente affermare dai poliziotti "il 118 ha cercato di rianimare Pantani, defibrillandolo". Versione ribadita più volte e passata come verità. Così come si era attribuita agli infermieri la responsabilità di aver spostato il cadavere. Non è una disputa di poco conto: Avato nella perizia parla di un chiaro trascinamento del cadavere con segni evidenti del sangue presente sul pavimento. Qualcuno aveva tentato di spiegarlo proprio con l’attività degli infermieri (scusa fragile: vista l’ora della morte, il sangue dalle 18 in poi era cemento). Ora crolla anche questa spiegazione.
    IL CASO

    Diventa concreta l'ipotesi della riesumazione

     SCENARI — Le due testimonianze sono state depositate a Rimini. Toccherà al procuratore capo Paolo Giovagnoli, titolare della nuova inchiesta, decidere i passi successivi. Per prima cosa saranno convocati i due infermieri (più l’autista dell’ambulanza, anche lui sentito da De Rensis: ha detto di non aver notato nessuna pallina). Se le dichiarazioni saranno confermate, si apriranno scenari importanti, compresa la possibile iscrizione nel registro degli indagati di qualche sospettato. La pallina potrebbe essere stata piazzata negli 80 minuti circa trascorsi dall’uscita degli infermieri all’inizio del video girato dalla polizia. Chi aveva libero accesso nella stanza? Poche persone. A iniziare dal portiere dell’hotel già nel mirino per un particolare: quando è stato ascoltato nelle scorse settimane, non ha saputo spiegare il perché di una telefonata sul suo cellulare effettuata dalla reception poco prima delle 17, orario già al centro di altri dubbi. Il portiere ha detto agli inquirenti di non essersi mai allontanato dalla sua postazione, ma quella chiamata (con risposta) dice altro. Non solo, è il portiere a scoprire "ufficialmente" il cadavere verso le 20.30. Poco dopo ritorna nella stanza col proprietario dell’albergo. Sentito dalla Procura, ha rivelato di essere rimasto colpito da un particolare: la presenza del lavandino in mezzo alla camera. Lavandino al suo posto nel video della polizia. Insomma, un’altra possibile manomissione della scena. Il portiere ha smentito questo particolare. Ma che interesse aveva l’albergatore (mai presente il 14 sul luogo della tragedia) a raccontare una bugia rischiando un’incriminazione per falsa testimonianza? E perché mai la stessa cosa avrebbero dovuto fare i due infermieri? Magari hanno solo detto la verità. Quella che la famiglia Pantani cerca con insistenza dal 2004.

    La gazzetta dello sport

    L'ex boss della mala milanese conferma la tesi del complotto rispondendo per la prima volta su quanto scritto nell'autobiografia. Un camorrista gli suggerì di scommettere sul Giro del 1999, ma non sul Pirata: "Il pelatino non finirà la corsa", gli avrebbe detto. Ora gli investigatori cercano quel 'suggeritore' in una lista di 10 suoi ex compagni di carcere
    Ciclismo, caso Pantani: Vallanzasca: "Mi dissero di scommettere contro il Pirata perché non avrebbe finito il Giro"
    FORLI' - L'ex capo della mala milanese stavolta ha risposto. A differenza di quello che fece con il Pm di Trento Bruno Giardina e poi con la mamma di Marco Pantani, quando si incontrarono nel 2008, l'uomo che fu capo della banda della Comasina e poi pluriergastolano, ha risposto ai carabinieri che lo hanno sentito su delega del procuratore della Repubblica di Forlì-Cesena, Sergio Sottani, che con la sostituta Lucia Spirito ha riaperto il caso sul presunto complotto ai danni del Pirata. Un complotto che, per favore un giro di scommesse, avrebbe avuto lo scopo di alterare le analisi del sangue prelevato a Pantani il 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio per poi escluderlo dal Giro d'Italia che stava dominando. L'inchiesta sembra dunque aver fatto un passo in avanti. Sono infatti ambienti vicini alla Procura a confermare che Renato Vallanzasca è stato sentito, quattro ore ieri e due oggi, nel carcere dove si trova ristretto. E che ha parlato di quanto accaduto nel giugno del 1999. Vallanzasca avrebbe riferito agli inquirenti di essere stato avvicinato in carcere da un sedicente esponente della Camorra che, visto il prestigio di Vallanzasca all'interno della mala italiana, era desideroso di fargli un 'regalo', dicendogli cioè di non scommettere, come stavano facendo tutti, sulla vittoria di Pantani al Giro d'Italia, perché il Pirata quel Giro non lo avrebbe finito. Vallanzasca, a quanto pare, non scommise contro Pantani, ma ricordò quel 'suggerimento'. Le sue dichiarazioni, oggi, consentono agli inquirenti di restringere il campo: partendo dal carcere dove all'epoca era detenuto, Novara, e dal braccio dove si trovava la sua cella, a Vallanzasca è stata mostrata una lista di dieci nomi di detenuti presenti in quel periodo. L'interrogato avrebbe confermato, una volta letto l'elenco, che tra i dieci c'era il nome del camorrista che gli fece il 'regalo', senza però indicare quale fosse. Come prossimo passo, dunque, gli investigatori sentiranno i dieci di quella lista per cercare riscontri a un racconto che appare in linea con l'autobiografia di Vallanzasca. Lo stesso ex boss della Comasina, quando fu convocato dal Pm di Trento, sul punto scelse di tacere. Il magistrato che all'epoca indagava sull'ipotesi della macchinazione contro Pantani (il Pirata era ancora presunta parte lesa prima di finire imputato) per alterare il suo ematocrito fino al valore abnorme di 51,9, aveva chiamato Vallanzasca per avere chiarimenti su quanto scritto nella sua autobiografia. E' nel libro, infatti, che Vallanzasca aveva raccontato per la prima volta di essere stato avvicinato in carcere da uno sconosciuto sedicente membro di un clan di camorra. Il quale lo avrebbe invitato a puntare milioni sul Giro d'Italia, ma non su Pantani. "Non mi permetterei mai di darti una storta. Non so come, ma il pelatino non finisce la gara". Suggerimento insistito, anche mentre il Pirata dominava il giro. Il 5 giugno 1999, l'ultimo colloquio: "Visto? Il pelatino è stato fatto fuori. Squalificato". Se fosse dimostrata l'esistenza di un Giroscommesse manipolato dalla Camorra, gli atti passerebbero alla Direzione distrettuale antimafia, l'ufficio della Procura di Bologna che indaga sui delitti di stampo mafioso nel territorio dell'Emilia-Romagna, per un'inchiesta parallela a quelle di Forlì e di Rimini, dove è stato di recente riaperto anche il fascicolo sulla morte di Marco Pantani e sui buchi neri e le incongruenze della prima inchiesta.


    18/11/14 05:23repubblica
     
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