Le radici del Napoli, qualcuno le ricorda?

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    Mentre nei primi anni del 900 in Piemonte, Liguria, Lombardia si organizzava un torneo che era una sorta di progenitore dell'attuale serie A e si assegnavano già gli scudetti (anche quando le pretendenti al titolo erano solo quattro) a Napoli, un signore inglese, William Poths, impiegato della Cunard Line, prestigiosa compagnia di navigazione britannica, fondò il Naples Foot-Ball and Cricket Club, prima esperienza di una società polisportiva partenopea. Era il 1904.

    Da lì a qualche anno nacquero, in ordine sparso, l'Unione Sportiva Napoli, la Puteolana, la Bagnolese, la Juventus del Vasto, la Libertas, la Pro Napoli. Era un derby continuo di partite a livello amatoriale in cui spiccava qualche torneo come la Coppa Lipton, organizzato dal magnate inglese del tè e grande appassionato di calcio Thomas Lipton. Una squadra partenopea da una parte, una siciliana dall'altra e per sette edizioni, dal 1909 al 1915 si disputarono sul campo di Villa Sperlinga a Palermo altrettante gare. La prima fu vinta proprio dal Naples Foot-Ball Club.

    Soltanto nel 1926, grazie alla spinta del giovane industriale Giorgio Ascarelli, si giunse alla nascita dell' Associazione Calcio Napoli. Ascarelli, mosso dall'amore per la sua terra e dall'ambizione di voler vedere la squadra iscritta al campionato nazionale, riunì i soci dell'Internaples (società sorta a sua volta dalla fusione di Naples e Internazionale) e con voce commossa disse: " Pur grati a coloro che sono stati la nostra matrice, l'importanza del momento e la maggiore dignità cui il nostro sodalizio è chiamato mi suggeriscono un nome nuovo, nuovo ed antico come la terra che ci tiene, un nome che racchiude in se tutto il cuore della città alla quale siamo riconoscenti per averci dato i natali, lavoro o ricchezza. Io propongo che l'Internaples da oggi in poi, e per sempre, si chiami Associazione Calcio Napoli ".

    La maglia prese il colore azzurro del cielo e del mare e così, quasi novant'anni fa, il Napoli vide la luce. ;) :wub:

    Fonte: Il romanzo del grande Napoli.

    Edited by internauta42 - 31/12/2015, 08:05
     
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    Per aggiungere qualche aneddoto alla storia del Napoli voglio ricordare che Ascarelli si adoperò perchè la squadra si trovasse pronta ad affrontare le corazzate del nord più esperte. Prima di tutto ingaggiò l'allenatore inglese William Garbutt e poi comprò i giocatori Cavanna, Vincenzi, Vojak e Mihalich, tutti destinati ad entrare nel cuore dei tifosi azzurri dell'epoca e non solo.

    Garbutt aveva allenato per 15 anni il Genoa con cui aveva vinto tre scudetti. Prima del suo arrivo in Italia, non esisteva la figura dell'allenatore. In genere il compito di preparare la squadra era affidato al calciatore più vecchio oppure ad un dirigente. L'allenatore inglese rivoluzionò i metodi di allenamento pretendendo dai calciatori un'adeguata preparazione atletica, un regime alimentare sobrio e disciplina. Garbutt fu un maestro raro: in determinate sedute di allenamento faceva indossare, a chi era destro, soltanto la scarpetta sinistra e viceversa con chi era mancino. In questo modo i calciatori erano obbligati a imparare a tirare con entrambi i piedi. Attaccava alla traversa i palloni ad altezze sempre maggiori così che i giocatori potessero migliorare nell'elevazione dello stacco di testa. Insegnava i fondamentali del tiro e del dribbling, dell'anticipo e della posizione. In questo Sarri mi ricorda Garbutt, di cui sembra aver seguito l'esempio.

    Per omaggiare le sue origini britanniche, i giocatori che gli si rivolgevano chiamandolo " Mister ", da allora in avanti tutti i tecnici delle squadre di calcio in Italia vengono chiamati così.

    Fonte: Il romanzo del grande Napoli
     
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    Presente e pur ritenendo Ascarelli il più grande presidente della storia del Napoli, secondo me siamo difronte ad un falso storico per quanto riguarda la nascita del calcio Napoli, che dovrebbe essere il 1922 e non il 1926, in quanto lui si è limitato solo a cambiare la denominazione da Internaples, nato appunto nel '22, in AC Napoli...

    Edited by goonda60 - 1/1/2016, 19:28
     
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    Topic molto interessante!
    Qualcosina la sapevo ma i dettagli della storia mi mancavano :thumbup:

    Edited by BluNapoli - 1/1/2016, 22:59
     
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    CITAZIONE (goonda60 @ 1/1/2016, 19:12) 
    Presente e pur ritenendo Ascarelli il più grande presidente della storia del Napoli, secondo me siamo difronte ad un falso storico per quanto riguarda la nascita del calcio Napoli, che dovrebbe essere il 1922 e non il 1926, in quanto lui si è limitato solo a cambiare la denominazione da Internaples, nato appunto nel '22, in AC Napoli...

    Ma appunto, nel libro si parla dell' AC Napoli come prima squadra che aveva la denominazione della città, le altre, come descrive bene il libro erano squadre di dilettanti con varie denominazioni.
    Questo riporta "Il romanzo del grande Napoli".
    Se si volesse parlare di inizi del calcio a Napoli allora si dovrebbe partire dal 1904: Naples foot ball and kricket club.

    CITAZIONE (BluNapoli @ 1/1/2016, 22:48) 
    Topic molto interessante!
    Qualcosina la sapevo ma i dettagli della storia mi mancavano :thumbup:

    Il mio intervento ha tratto lo spunto dal libro "Il romanzo del grande Napoli" che mio figlio mi ha regalato di recente. Lui è nato a Roma Trastevere ma sciaguratamente è juventino, plagiato dalla buonanima del nonno materno, anch'esso juventino. Una tragedia. :capemur: :D
     
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    Avere un figlio rubentino è qualcosa di molto grave :cry:
    Vabbè, vuol dire che dovrai fare il massimo per riportarlo sulla retta via.. dell'onore e della sportività :D
     
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    CITAZIONE (BluNapoli @ 1/1/2016, 23:08) 
    Avere un figlio rubentino è qualcosa di molto grave :cry:
    Vabbè, vuol dire che dovrai fare il massimo per riportarlo sulla retta via.. dell'onore e della sportività :D

    Io me la prendo più col nonno che con lui; se fosse diventato romanista l'avrei accettato di più, è la sua città di nascita.
    Non ti dico le scintille che sprizzano quando parliamo di calcio. Però poi mi ha regalato il famoso libro e allora un po lo perdono.
    La colpa è anche mia che mi sono distratto mentre il nonno lavorava ai fianchi dell'innocente. ;)
     
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    CITAZIONE (internauta42 @ 1/1/2016, 23:06) 
    CITAZIONE (goonda60 @ 1/1/2016, 19:12) 
    Presente e pur ritenendo Ascarelli il più grande presidente della storia del Napoli, secondo me siamo difronte ad un falso storico per quanto riguarda la nascita del calcio Napoli, che dovrebbe essere il 1922 e non il 1926, in quanto lui si è limitato solo a cambiare la denominazione da Internaples, nato appunto nel '22, in AC Napoli...

    Ma appunto, nel libro si parla dell' AC Napoli come prima squadra che aveva la denominazione della città, le altre, come descrive bene il libro erano squadre di dilettanti con varie denominazioni.
    Questo riporta "Il romanzo del grande Napoli".
    Se si volesse parlare di inizi del calcio a Napoli allora si dovrebbe partire dal 1904: Naples foot ball and kricket club.

    Io parlavo di squadra unica nella città, che appunto è l'Internaples, nato dalla fusione del Naples e dell'Internazionale, nel 1922. Infatti mettiamo il caso che l'Internaples avesse vinto uno scudetto in quegli anni dal '22 al '26, che si faceva, non lo si considerava nostro perchè siamo nati nel 1926?
     
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    Anche io ricordo di aver letto la storia di Antonello. Mi pare che l'allora Internaples fu costretto dal regime fascista che malvedeva non solo il termine "Internazionale" ( poiché ricordava l'internazionale comunista ), ma in generale i nomi stranieri e anglofoni. Mi pare che lo stesso Vojak pure fu costretto anche lui a italianizzare il suo cognome
     
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    Il Napoli ed il suo simbolo: il ciuccio.......

    Il primo distintivo ufficiale dell'AC Napoli fu un cavallo rampante bianco che, poggiato su un pallone da calcio, si stagliava nel blu. Il cavallo rampante era l'emblema del regno di Napoli al tempo di Gioacchino Murat e quindi, scegliendolo, si omaggiava la storia illustre di Napoli capitale. In seguito alla malinconica collezione di sconfitte accadde che nel bar Brasiliano, nella galleria Umberto I, tra i discorsi appassionati degli sportivi si sentì la voce di un anziano tifoso, arrochita dalla pipa del tempo, che esclamò: " Cchiù ca nu cavall, me pare ' o ciuccio i zì Fechella: trentasei chiaje e a cora fraceta" (Più che un cavallo, mi sembra l'asino di zia Fechella: trentasei piaghe e la coda marcia). La battuta fece il giro della città e venne riportata sulla rivista satirica "Vaco ' e pressa". La sostituzione ufficiale del simbolo del Napoli, nella percezione dei tifosi, era già fatta e così il Ciuccio continua ancora a rappresentare la squadra.

    Fonte: Il romanzo del grande Napoli

    Edited by internauta42 - 5/1/2016, 20:23
     
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    CITAZIONE (FabbiolòNapoletano @ 3/1/2016, 17:56) 
    Anche io ricordo di aver letto la storia di Antonello. Mi pare che l'allora Internaples fu costretto dal regime fascista che malvedeva non solo il termine "Internazionale" ( poiché ricordava l'internazionale comunista ), ma in generale i nomi stranieri e anglofoni. Mi pare che lo stesso Vojak pure fu costretto anche lui a italianizzare il suo cognome

    La storia la scrivono i vincitori ed il fascismo è stato perdente, di conseguenza al fascismo si associano e si addebitano in genere tutte le brutture italiane. Questa cosa che dici è scritta, per sommi capi, anche nel libro che sto leggendo e sinceramente non so se risponde a verità.

    Poi ci sono le caratteristiche dei popoli; in Russia, Lenin e Stalin hanno mietuto migliaia di morti durante il regime comunista, ma i russi considerano comunque questi personaggi un emblema della loro storia. C'è da dire però che i russi hanno vinto la II guerra mondiale ed hanno instaurato un regime del terrore in tutta l'Europa dell'est fino alla caduta del muro di Berlino. Solo dopo la caduta del muro sono emerse tante cose nascoste, tuttavia l'opinione dei russi non è cambiata.
     
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    CITAZIONE (goonda60 @ 2/1/2016, 10:32) 
    Io parlavo di squadra unica nella città, che appunto è l'Internaples, nato dalla fusione del Naples e dell'Internazionale, nel 1922. Infatti mettiamo il caso che l'Internaples avesse vinto uno scudetto in quegli anni dal '22 al '26, che si faceva, non lo si considerava nostro perchè siamo nati nel 1926?

    C'è da dire però il torneo italiano è diventato una cosa seria con la " Divisione Nazionale " che è partita proprio con il campionato 1926 - 1927. In quel campionato militavano insieme le squadre del nord, del centro e del sud. Successivamente, con il campionato 1929 - 1930 è partita la " Serie A ".

    Quello che tu dici è vero, ma in un periodo in cui c'erano i campionati regionali, quindi in un contesto competitivo particolare dove le squadre del nord la facevano da padrone e l'Internaples era ai margini del calcio italiano; era ben difficile per lei vincere il primato.

    Edited by internauta42 - 4/1/2016, 08:18
     
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    Le formazioni del Napoli da ricordare a memoria.............

    Ogni generazione ha una sua formazione di riferimento da ricordare a memoria. quella dei nostri bisnonni era sicuramente così composta: Cavanna, Vincenzi, Innocenti, Colombari, Buscaglia, Rivolta, Visentin, Vojak, Sallustro, Rossetti, Ferraris. Il direttore di quell'orchestra era Willy Garbutt e per restare nella metafora musicale, la sua bacchetta era ....la pipa. Si racconta infatti che quando il Napoli era in campo c'era un elemento centrale che attirava l'attenzione dei tifosi sugli spalti. Avevano tutti notato che se la pipa del mister era spenta, allora la squadra non gli stava piacendo, stava subendo l'iniziativa degli avversari ed evidentemente non c'erano motivi per rilassarsi. Non appena il grande allenatore portava la pipa alla bocca e l'accendeva, allora tutti capivano che le sorti dell'incontro sorridevano al Napoli. Avvolto da una nube di fumo il mister seguiva l'incontro e ogni tanto si sbracciava per dare indicazioni ai giocatori che, tranquillizzati dalla ritualità del gesto, giocavano con più sicurezza, quasi illuminati dalla piccola brace.
    Le parole che meglio di ogni cosa raccontano la bellezza che potevano ammirare quanti andavano a vedere il Napoli in quei giorni così lontani recano la firma di Arturo Collana, uno dei più grandi giornalisti sportivi italiani a cui è stato intitolato lo stadio del Vomero: " Il pallone viaggiava con azioni così armoniose, fluide e rapide da un attaccante all'altro, e il suo destino sembrava così intimamente legato alla connessione di idee e di esecuzione che appariva evidente tra mediana ed attacco, da costringervi a scattare in piedi per gridare tutto il vostro entusiasmo. Tante e così perfette erano le figure geometriche disegnate sul terreno dagli azzurri che vi veniva di fatto di stropicciarvi gli occhi per assicurarvi che quello non era un sogno, ma una luminosa realtà ".
     
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    CITAZIONE (internauta42 @ 3/1/2016, 20:13) 
    La storia la scrivono i vincitori ed il fascismo è stato perdente, di conseguenza al fascismo si associano e si addebitano in genere tutte le brutture italiane. Questa cosa che dici è scritta, per sommi capi, anche nel libro che sto leggendo e sinceramente non so se risponde a verità.

    Poi ci sono le caratteristiche dei popoli; in Russia, Lenin e Stalin hanno mietuto migliaia di morti durante il regime comunista, ma i russi considerano comunque questi personaggi un emblema della loro storia. C'è da dire però che i russi hanno vinto la II guerra mondiale ed hanno instaurato un regime del terrore in tutta l'Europa dell'est fino alla caduta del muro di Berlino. Solo dopo la caduta del muro sono emerse tante cose nascoste, tuttavia l'opinione dei russi non è cambiata.

    OT: Non voglio dibattermi in discussioni politiche perché non mi sembra il caso e non è il topic, ma l'italianizzazione dei nomi e cognomi è una cosa verissima. Esempi come Arpad Weisz e come lo stesso Vojak ( mi pare fu cambiato in Vogliardi....una roba del genere ) ce ne sono stati parecchi. Non so se sia dipeso solo dal fascismo, probabilmente era pure un usanza di quei tempi. Mia madre nata nel 57 venne chiamata Carmen ( nome spagnolo ) ma ai miei nonni fu concesso di poterla chiamare solo Carmela

    Edited by FabbiolòNapoletano - 7/1/2016, 00:22
     
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    Correvano gli anni del ventennio.........

    L'incredibile lungimiranza del presidente Ascarelli è testimoniata dal fatto che proprio durante il campionato 1929-30 venne inaugurato il primo e unico stadio di proprietà del Napoli: lo stadio Vesuvio. Interamente finanziato dal giovane industriale, sorto nel rione Luzzatti non distante dalla ferrovia, l'impianto poteva ospitare ventimila persone. (Per i mondiali giocati nel 1934 vi furono dei lavori di ampliamento che ne raddoppiarono la capienza). La cerimonia di inaugurazione si fece nel corso di un incontro con la Juventus, il 23 Febbraio 1930. La gara che si chiuse sul 2-2 fu accesa, vibrante ed equilibrata. Lo spettacolo che lasciò tutti senza fiato però, furono i ventimila che affollarono le gradinate dell'impianto. Vanno ritagliate le parole di Vittorio Pozzo, CT della della nazionale italiana e penna prestigiosissima per "La Stampa" di Torino, scrisse quasi ipnotizzato dalla platea partenopea: " Un pubblico caldo, entusiasta e schietto quanto altri mai. Il pubblico del nord al confronto è gelido; il pubblico del nord è scettico e critico in paragone. L'esperienza gli ha tolto calore e spontaneità. Il pubblico di Napoli è, viceversa, così genuino, così aperto e così privo di sottintesi nelle sue manifestazioni, da lasciare impressionati. Quello che lo spettatore di questa città prova e sente è godimento ed è sofferenza al cento per cento. Il pubblico napoletano è uno spettacolo a sé "

    Avevo inserito questo reperto storico nel topic " Lo stadio è un cesso ....." , ma lo ritengo utile anche in questo.
     
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