LE POESIE PREFERITE DAL FORUM

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  1. _Charles_
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    SETE DI TE M'INCALZA

    Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
    Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita.
    Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa.
    Sete di metallo ardente, sete di radici avide.
    Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano
    in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora.


    Sei piena di tutte le ombre che mi spiano.
    Mi segui come gli astri seguono la notte.
    Mia madre mi partorì pieno di domande sottili.
    Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci.
    Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
    Solco per il torbido seme del mio nome.
    Esista una terra mia che non copra la tua orma.
    Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.


    Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
    Come poter non amarti se per questo devo amarti.
    Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
    Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
    Sete di te, sete di te, ghirlanda arroce e dolce.
    Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
    Gli occhi hanno sete, perchè esistono i tuoi occhi.
    La bocca ha sete, perchè esistono i tuoi baci.
    L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
    Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
    Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
    E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco.

    PABLO NERUDA
     
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  2. _Charles_
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    Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi, quem tibi
    finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
    temptaris numeros. Vt melius quicquid erit pati!
    Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
    quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
    Tyrrhenum, sapias, uina liques et spatio breui
    spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit inuida
    aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

    Data l'ignoranza di alcuni utenti la metto anche in italiano...

    E' l'XI ode di Orazio dedicata a questa Leuconoe


    Non chiedere, o Leuconoe, non ci è lecito sapere,

    quale destino abbiano per te e per me deciso gli dei;

    né scrutare gli oroscopi assiri.

    Meglio accettare quel che sarà, ti abbia insegnato Giove molti inverni,

    o l’ultimo che ora affatica il mare Tirreno contro gli scogli!

    Siì saggia, filtra vini, spezza lunghe speranze, poiché breve è la vita.

    Noi parliamo, e intanto il tempo se ne và.



    Cogli l’attimo fuggente,

    affidati al domani quanto meno puoi
     
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  3. prof-azzurro
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    Giacomo Leopardi

    L'Infinito

    Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
    E questa siepe, che da tanta parte
    Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
    Ma sedendo e mirando, interminati
    Spazi di là da quella, e sovrumani
    Silenzi, e profondissima quiete
    Io nel pensier mi fingo; ove per poco
    Il cor non si spaura. E come il vento
    Odo stormir tra queste piante, io quello
    Infinito silenzio a questa voce
    Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
    E le morte stagioni, e la presente
    E viva, e il suon di lei. Così tra questa
    Immensità s'annega il pensier mio:
    E il naufragar m'è dolce in questo mare

     
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  4. _Charles_
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    Sonnet 29 "When in disgrace with fortune and men's eyes"

    When in disgrace with fortune and men's eyes,
    I all alone beweep my outcast state,
    And trouble deaf Heaven with my bootless cries,
    And look upon myself, and curse my fate,
    Wishing me like to one more rich in hope,
    Featur'd like him, like him with friends possess'd,
    Desiring this man's art, and that man's scope,
    With what I most enjoy contented least:
    Yet in these thoughts myself almost despising,
    Haply I think on thee,--and then my state
    (Like to the lark at break of day arising
    From sullen earth) sings hymns at heaven's gate;
    For thy sweet love remember'd such wealth brings
    That then I scorn to change my state with kings'.



    William Shakespeare

    (1564 - 1616)



    Talora, venuto in odio alla Fortuna e agli uomini,
    Io piango solitario sul mio triste abbandono,
    E turbo il cielo sordo con le mie grida inani,
    E contemplo me stesso, e maledico la sorte,
    Agognandomi simile a tale più ricco di speranze,
    Di più belle fattezze, di numerosi amici,
    Invidiando l'ingegno di questi, il potere di un altro,
    Di quel che meglio è mio maggiormente scontento;
    Ma ecco che in tali pensieri quasi spregiando me stesso,
    La tua immagine appare, e allora muto stato,
    E quale lodola, al romper del giorno, si innalza
    Dalla terra cupa, lancio inni alle soglie del cielo:
    Poiché il ricordo del dolce tuo amore porta seco
    Tali ricchezze, che non vorrei scambiarle con un regno
     
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  5. _Charles_
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    Io penso a te quando dal seno del mare
    il sole sorge e i suoi raggi dardeggia;
    io penso a te quando al chiarore lunare
    l’onda serena biancheggia.
    Io penso a te quando sale la polvere
    lungo il lontano sentiero,
    e nella notte oscura, quando al passeggero
    sul ponte il cuore balza di paura.”

    WOLFGANG GOETHE

     
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  6. _Charles_
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    "Giaccio da solo nella casa silenziosa,
    la lampada e’ spenta,
    e stendo pian piano e mie mani
    per afferrare le tue,
    e lentamente spingo la mia fervente bocca
    verso di te e bacio me fino a stancarmi e ferirmi -
    e all’improvviso son sveglio,
    ed intorno a me la fredda notte tace,
    luccica nella finestra una limpida stella -
    o tu, dove sono i tuoi capelli biondi,
    dov’e’ la tua dolce bocca?
    Ora bevo in ogni piacere la sofferenza
    e veleno in ogni vino;
    mai avrei immaginato che fosse tanto amaro
    essere solo
    essere solo e senza di te!"

    Garcia Lorca


    PS: Se mi trovate la versione originale vi sarò eternamente grato
     
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  7. tiralabomba
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    Er Porco
    Trilussa

    Un vecchio Porco disse a certe Vacche:
    La vojo fa' finita
    de fa' 'sta porca vita.
    Me vojo mette er fracche,
    le scarpe co' lo scrocchio,
    un fiore, un vetro all'occhio,
    e annammene in città,
    indove c'è la gente più pulita
    che bazzica la bona società.-
    Fu un detto e un fatto, e quela sera istessa
    agnede a pijà er tè da 'na contessa:
    s'intrufolò framezzo a le signore,
    disse quarche parola de francese,
    sonò, cantò, ballò, fece l'amore.
    Ma doppo du' o tre giorni
    er vecchio porco ritornò ar paese.
    Che? - fecero le Vacche - già ritorni?
    Dunque la società poco te piace...
    No - disse er Porco - so' minchionerie!
    Io ce starebbe bene: me dispiace
    che ce se fanno troppe porcherie...
     
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  8. _Charles_
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    Dato che è piaciuto tanto il film ieri sera spero di farvi ora cosa gradita...

    La frase sul libro. Stupenda.

    Henry David Thoreau
    I went into the woods because I wanted to live deliberately. I wanted to live deep and suck out all the marrow of life... to put to rout all that was not life; and not, when I came to die, discover that I had not lived.

    Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita! E non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.


    WALT WHITMAN
    CITAZIONE
    193. O Captain! My Captain!


    1

    O CAPTAIN! my Captain! our fearful trip is done;
    The ship has weather’d every rack, the prize we sought is won;
    The port is near, the bells I hear, the people all exulting,
    While follow eyes the steady keel, the vessel grim and daring:
    But O heart! heart! heart!
    O the bleeding drops of red,
    Where on the deck my Captain lies,
    Fallen cold and dead.

    2

    O Captain! my Captain! rise up and hear the bells;
    Rise up—for you the flag is flung—for you the bugle trills;
    For you bouquets and ribbon’d wreaths—for you the shores a-crowding;
    For you they call, the swaying mass, their eager faces turning;
    Here Captain! dear father!
    This arm beneath your head;
    It is some dream that on the deck,
    You’ve fallen cold and dead.

    3

    My Captain does not answer, his lips are pale and still;
    My father does not feel my arm, he has no pulse nor will;
    The ship is anchor’d safe and sound, its voyage closed and done;
    From fearful trip, the victor ship, comes in with object won;
    Exult, O shores, and ring, O bells!
    But I, with mournful tread,
    Walk the deck my Captain lies,
    Fallen cold and dead.

    Trad.
    Oh capitano! Mio capitano!

    Oh Capitano! Mio Capitano!
    il nostro duro viaggio è finito,
    la nave ha scapolato ogni tempesta,
    il premio che cercavamo ottenuto, il porto è vicino,
    sento le campane,
    la gente esulta, mentre gli occhi seguono la solida chiglia, il vascello severo e audace:
    ma, o cuore,
    cuore,
    cuore!
    gocce rosse di sangue dove sul ponte il mio Capitano giace caduto freddo morto.
    O Capitano! Mio Capitano!
    alzati a sentire le campane; alzati - per te la bandiera è gettata - per te la tromba suona, per te i fiori, i nastri, le ghirlande -
    per te le rive di folla per te urlano, in massa, oscillanti, i volti accesi verso di te;
    ecco Capitano!
    Padre caro!
    Questo mio braccio sotto la nuca!
    E' un sogno che sulla tolda sei caduto freddo, morto.
    Il mio Capitano non risponde,
    esangui e immobili le sue labbra,
    non sente il mio braccio, non ha battiti, volontà,
    la nave è all'ancora sana e salva,
    il viaggio finito, dal duro viaggio la nave vincitrice torna, raggiunta la meta;
    esultate rive, suonate campane!
    Ma io con passo funebre cammino sul ponte dove il Capitano giace
    freddo,
    morto


    CITAZIONE
    O Me! O Life!

    O me! O life!... of the questions of these recurring;
    Of the endless trains of the faithless--of cities fill'd with the foolish;
    Of myself forever reproaching myself, (for who more foolish than I, and who more faithless?)
    Of eyes that vainly crave the light--of the objects mean--of the struggle ever renew'd;
    Of the poor results of all--of the plodding and sordid crowds I see around me;
    Of the empty and useless years of the rest--with the rest me intertwined;
    The question, O me! so sad, recurring--What good amid these, O me, O life?

    Answer.

    That you are here--that life exists, and identity;
    That the powerful play goes on, and you will contribute a verse.

    Trad.
    Oh me! Oh vita! domande come questa mi perseguitano,
    Folle infinite d'infedeli, città gremite di stolti,

    Per il mio continuo rimproverarmi, poichè chi è più sciocco di me
    e più infedele?

    Per gli occhi invano assetati di luce, per gli oggetti perfidi, per la
    lotta sempre rinnovata,

    Per gli scarsi risultati di tutti, per le sordide folle che vedo attorno
    a me avanzare con fatica,

    Per gli anni inutili e vuoti di coloro che rimangono, con il resto di me
    avvinghiato,

    La domanda, oh me, così triste, così ricorrente, -Che v'è
    di buono in tutto questo, oh me, Oh Vita?

    RISPOSTA

    Che tu sei qui, che la vita esiste e l'identità,
    Che il potente spettacolo continua, e che tu puoi
    contribuire con un verso.




    E poi Celebro Me Stesso da Foglie d'Erba,
    http://www.bartleby.com/142/14.html

    Trad. in parte
    1
    Canto me stesso, e celebro me stesso,
    E ciò che assumo voi dovete assumere
    Perché ogni atomo che mi appartiene appartiene
    anche a voi.

    Io ozio, ed esorto la mia anima,
    Mi chino e indugio ad osservare un filo d'erba estivo.

    La mia lingua, ogni atomo di sangue, fatti da questo
    suolo, da quest'aria,
    Nato qui da genitori nati qui e così i loro padri e così i
    padri dei padri,
    lo, ora, trentasettenne in perfetta salute, ora
    incomincio,
    E spero di non cessare che alla morte.
    Credi e scuole in sospeso,
    Un po' discosto, sazio di ciò che sono, ma mai
    dimenticandoli,
    Accolgo la natura nel bene e nel male, lascio che parli
    a caso,
    Senza controllo, con l'energia originale.

    2
    Case e stanze sono piene di profumi, gli scaffali
    affollati di profumi,
    Respiro la fragranza, la riconosco e mi piace,
    Il distillato potrebbe ubriacare anche me, ma non lo
    permetto.

    L'atmosfera non è un profumo, non ha il gusto del
    distillato, è inodore,
    È fatta per la mia bocca, in eterno, ne sono
    innamorato,
    Andrò sul pendio presso il bosco, sarò senza maschera
    e nudo,
    Mi struggo dalla voglia di sentirne il contatto.

    Il fumo del mio fiato,
    Echi, gorgoglii, diffusi bisbigli, radice d'amore,
    filamento di seta, inforcatura e viticcio,
    Il mio inspirare ed espirare, il pulsare del cuore, il
    transitare dell'aria e del sangue attraverso
    i polmoni,
    Il sentore delle foglie verdi e delle foglie secche, della
    spiaggia e degli scogli neri, del fieno nel fienile,
    Il suono delle parole eruttate della mia voce
    abbandonata ai vortici del vento,
    Pochi rapidi baci, pochi abbracci, un tendere a cerchio
    di braccia,
    Il gioco delle ombre e dei riflessi all'oscillare dei rami
    flessuosi,
    Il godimento da soli o tra la folla nelle strade, o lungo
    i campi o sui fianchi d'una collina,
    La sensazione di salute, il vibrare del pieno
    mezzogiorno, il canto di me che mi alzo dal letto
    e vado incontro al sole.

    Hai creduto che mille acri fossero molti? che tutta la
    terra fosse molto?
    Ti sei esercitato così a lungo per imparare a leggere?
    Tanto orgoglio hai sentito perché afferravi il senso dei
    poemi?

    Fermati con me oggi e questa notte, e ti impadronirai
    dell'origine di tutti i poemi,
    Ti impadronirai dei beni della terra e del sole (ci sono
    ancora milioni di soli),
    Non prenderai più le cose di seconda o terza mano, né
    guarderai con gli occhi dei morti, ne ti nutrirai di
    fantasmi libreschi,
    E neppure vedrai attraverso i miei occhi o prenderai
    le cose da me,
    Ascolterai da ogni parte e le filtrerai da te stesso.

    3
    Ho udito ciò che i parlatori dicevano, il discorso del
    principio e della fine,
    Ma io non parlo del principio o della fine.

    Non ci fu mai più inizio di quanto ce n'è ora,
    Ne più gioventù o vecchiaia di quanta ce n'è ora,
    Ne vi sarà più perfezione di quanta ce n'è ora,
    Ne più cielo o più inferno di quanto ce n'è ora.

    Urgere, urgere, urgere,
    Sempre l'urgere procreante del mondo.

    Dalla confusa oscurità gli opposti eguali avanzano,
    sempre sostanza e accrescimento, e sesso,
    E intrecciarsi di identità, e sempre distinzione, sempre
    riproduzione.

    Elaborare è inutile, dotti e non dotti sentono che è
    così.

    Sicuri come ciò che è più sicuro, i muri a piombo, ben
    connessi, la travatura rinforzata,
    Forti come un cavallo, affezionati, tracotanti, elettrici,
    Io e questo mistero qui ci ergiamo.

    Limpida e dolce è la mia anima, e limpido e dolce è
    tutto quello che non è la mia anima.

    Se manca uno, mancano entrambi, e il non veduto è
    provato dal veduto,
    Finché questo non diventi invisibile e debba a sua
    volta esser provato.

    Ogni età tormenta l'altra mostrando il meglio e
    separandolo dal peggio,
    Conoscendo la perfetta giustezza e imparzialità delle
    cose, mentre quelle discutono sto zitto, e vado a
    fare il bagno e ad ammirare me stesso.

    Benvenuto ogni mio organo e attributo, e quelli di
    ogni uomo onesto e vigoroso,
    Non un pollice è da scartare o frazione di pollice, e
    niente dev'essere meno familiare del resto.

    lo sono pago: vedo, ballo, rido e canto;
    E se l'amato compagno di letto che dorme abbracciato
    al mio fianco, allo spuntare del giorno si ritira
    con passo furtivo,
    Lasciandomi cesti di bianchi asciugamani che mi
    riempiono la casa con la loro abbondanza,
    Dovrò posporre la mia accettazione e comprensione e
    gridare ai miei occhi
    Che si astengano dopo dal guardare giù per la strada,
    E mi mostrino sùbito, calcolato al centesimo,
    L 'esatto valore di uno e l'esatto valore di due, e chi è
    in vantaggio?

    4
    La gente che passa e che m'interroga,
    Le persone che incontro, gli effetti su di me dei miei
    primi anni o del quartiere, della città, della
    nazione in cui vivo,
    Gli avvenimenti recenti, le scoperte c invenzioni, le
    società, gli autori vecchi e nuovi,
    Il pranzo, gli abiti, i compagni, il bell'aspetto, i
    complimenti, i doveri,
    L'indifferenza reale o immaginaria di qualcuno che
    amo,
    La malattia d'uno dei miei o mia, le malefatte, la
    perdita o la penuria di danaro, le depressioni o
    l'euforia,
    Le battaglie, gli orrori della guerra fratricida., la
    febbre delle dubbie notizie, lo spasmo degli
    avvenimenti,
    Tutto questo mi arriva giorno e notte, e se ne va,
    Ma non sono il mio Io.

    Separato da ciò che attira e trascina sta quello che io
    sono,
    Se ne sta divertito, compiacente, compassionevole,
    inattivo, unitario,
    Guarda dall'alto, è eretto, o appoggia un braccio a un
    impalpabile sicuro sostegno,
    Con la testa piegata di Iato, curioso di ciò che verrà
    dopo,
    Dentro e fuori del gioco, osservandolo e
    meravigliandosi.
    Ripenso ai giorni passati quando mi affaticavo nella
    nebbia con linguisti e dialettici,
    Non ho battute o argomenti, io testimonio e attendo.

    5
    Io credo in te anima mia, e l'altro che io sono non
    deve umiliarsi

    Davanti a te ne tu davanti a lui.
    Ozia con me sopra l'erba, rimuovi il groppo dalla
    gola,
    Io non chiedo parole, né musica, né rime, né
    conferenze o patrocini, sia pure i migliori,
    Solo la nenia mi appaga, il mormorio della tua voce a
    bocca chiusa.

    Rammento come una volta in un simile limpido
    mattino d'estate noi due giacevamo,
    E tu posavi il capo di traverso sui miei fianchi e ti
    volgevi a me con tenerezza,
    E aperta la camicia sullo sterno, affondasti la lingua
    dentro al mio cuore nudo,
    E ti stendesti fino a sentire la mia barba, e ti stendesti
    fino a trattenermi i piedi.

    Rapidamente sorse e si diffuse intorno a me quella
    pace e quella conoscenza che oltrepassano ogni
    disputa terrestre,
    E ora so che la mano di Dio è la promessa della mia,
    So che lo spirito di Dio è il fratello del mio spirito,
    Che tutti gli uomini nati sono anche fratelli miei, e le
    donne sorelle ed amanti,
    E che la controd1iglia della creazione è l'amore,
    E che sono infinite le foglie dritte o recline nei campi,
    E le brune formiche nei piccoli pozzi sotto di loro,
    E le croste di muschio del recinto serpeggiante, i
    mucchi di sassi, il sambuco, la fitolacca, il
    verbasco.

    6
    Che cos'è l'erba? mi chiese un bambino,
    portandomene a piene mani;
    Come potevo rispondergli? Non so meglio di lui che
    cosa sia.
    Suppongo che sia lo stendardo della mia vocazione,
    fatto col verde tessuto della speranza.

    O forse è il fazzoletto del Signore,
    Un ricordo profumato lasciato cadere di proposito,
    Con la cifra del proprietario in un angolo sicché
    possiamo vederla e domandarci di Chi può
    essere?

    O forse l'erba stessa è un bambino, il bimbo generato
    dalla vegetazione.

    O un geroglifico uniforme
    Che voglia dire, crescendo tanto in ampi spazi che in
    strette fasce di terra,
    Fra bianchi e gente di colore,
    Canachi, Virginiani, Membri del Congresso, gente
    comune, io do loro la stessa cosa e li accolgo
    nello stesso modo.

    E ora mi appare come la bella capigliatura delle
    tombe.

    Ti userò con gentilezza, erba ricciuta,
    Forse traspiri dal petto di giovani uomini,
    Che avrei potuto amare, se li avessi conosciuti,
    Forse provieni da vecchi, o da figli ghermiti appena
    fuori dai ventri materni,
    Ed ecco, sei tu il ventre materno.
    Quest'erba è troppo scura per uscire dal bianco capo
    delle nonne,
    Più scura della barba scolorita dei vecchi,
    È scura per spuntare dal roseo palato delle bocche.

    Oh nonostante tutto io sento il parlottio di tante
    lingue,
    E comprendo che non esce dalle bocche per nulla.

    Vorrei poter tradurre gli accenni ai giovani morti, alle
    fanciulle,
    Gli accenni ai vecchi e alle madri, ai rampolli ghermiti
    ai loro ventri.

    Che cosa pensate sia avvenuto dei giovani e dei
    vecchi?
    E che cosa pensate sia avvenuto delle madri e dei
    figli?

    Vivono e stanno bene in qualche luogo,
    Il più minuscolo germoglio ci dimostra che in realtà
    non vi è morte,
    E che se mai c'è stata conduceva alla vita, e non
    aspetta il termine per arrestarla,
    E che cessò nell'istante in cui la vita apparve.

    Tutto continua e tutto si estende, niente si annienta,
    E il morire è diverso da ciò che tutti suppongono, e
    ben più fortunato.
     
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  9. pinguino21
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    Taci. Su le soglie
    del bosco non odo
    parole che dici
    umane; ma odo
    parole più nuove
    che parlano gocciole e foglie
    lontane.
    Ascolta. Piove
    dalle nuvole sparse.
    Piove su le tamerici
    salmastre ed arse,
    piove sui pini
    scagliosi ed irti,
    piove su i mirti
    divini,
    su le ginestre fulgenti
    di fiori accolti,
    su i ginepri folti
    di coccole aulenti,
    piove su i nostri volti
    silvani,
    piove su le nostre mani
    ignude,
    su i nostri vestimenti
    leggeri,
    su i freschi pensieri
    che l'anima schiude
    novella,
    su la favola bella
    che ieri
    t'illuse, che oggi m'illude,
    o Ermione.

    Odi? La pioggia cade
    su la solitaria
    verdura
    con un crepitio che dura
    e varia nell'aria secondo le fronde
    più rade, men rade.
    Ascolta. Risponde
    al pianto il canto
    delle cicale
    che il pianto australe
    non impaura,
    né il ciel cinerino.
    E il pino
    ha un suono, e il mirto
    altro suono, e il ginepro
    altro ancora, stromenti
    diversi
    sotto innumerevoli dita.
    E immensi
    noi siam nello spirito
    silvestre,
    d'arborea vita viventi;
    e il tuo volto ebro
    è molle di pioggia
    come una foglia,
    e le tue chiome
    auliscono come
    le chiare ginestre,
    o creatura terrestre
    che hai nome
    Ermione.

    Ascolta, Ascolta. L'accordo
    delle aeree cicale
    a poco a poco
    più sordo
    si fa sotto il pianto
    che cresce;
    ma un canto vi si mesce
    più roco
    che di laggiù sale,
    dall'umida ombra remota.
    Più sordo e più fioco
    s'allenta, si spegne.
    Sola una nota
    ancor trema, si spegne,
    risorge, trema, si spegne.
    Non s'ode su tutta la fronda
    crosciare
    l'argentea pioggia
    che monda,
    il croscio che varia
    secondo la fronda
    più folta, men folta.
    Ascolta.
    La figlia dell'aria
    è muta: ma la figlia
    del limo lontana,
    la rana,
    canta nell'ombra più fonda,
    chi sa dove, chi sa dove!
    E piove su le tue ciglia,
    Ermione.

    Piove su le tue ciglia nere
    sì che par tu pianga
    ma di piacere; non bianca
    ma quasi fatta virente,
    par da scorza tu esca.
    E tutta la vita è in noi fresca
    aulente,
    il cuor nel petto è come pesca
    intatta,
    tra le palpebre gli occhi
    son come polle tra l'erbe,
    i denti negli alveoli
    son come mandorle acerbe.
    E andiam di fratta in fratta,
    or congiunti or disciolti
    ( e il verde vigor rude
    ci allaccia i melleoli
    c'intrica i ginocchi)
    chi sa dove, chi sa dove!
    E piove su i nostri volti
    silvani,
    piove su le nostre mani

    ignude,
    su i nostri vestimenti
    leggeri,
    su i freschi pensieri
    che l'anima schiude
    novella,
    su la favola bella
    che ieri
    m'illuse, che oggi t'illude,
    o Ermione.
    -----------------------------------------------------------
    Strunz, ch’ arravugliat’ staj,

    n’goppa a nu marciapiede dint a na sfera e sole.

    Nù muscuglione t’ gir attuorn’ e t’ canta na ninna nanna,

    e tu t’adduorm, STRUNZ.
     
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  10. World Champion™
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  11. _Charles_
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    Non respingere i sogni perché sono sogni.
    Tutti i sogni possono
    essere realtà, se il sogno non finisce.
    La realtà è un sogno. Se sogniamo
    che la pietra è pietra, questo è la pietra.
    Ciò che scorre nei fiumi non è acqua,
    è un sognare, l'acqua, cristallina.
    La realtà traveste
    il sogno, e dice:
    "Io sono il sole, i cieli, l'amore".
    Ma mai si dilegua, mai passa,
    se fingiamo di credere che è più che un sogno.
    E viviamo sognandola. Sognare
    è il mezzo che l'anima ha
    perché non le fugga mai
    ciò che fuggirebbe se smettessimo
    di sognare che è realtà ciò che non esiste.
    Muore solo
    un amore che ha smesso di essere sognato

    fatto materia e che si cerca sulla terra.


    Pedro Salinas

    Stupenda Poesia
     
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  12. Ros@rio
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    CITAZIONE (Charle$ @ 7/11/2008, 17:43)
    Non respingere i sogni perché sono sogni.
    Tutti i sogni possono
    essere realtà, se il sogno non finisce.
    La realtà è un sogno. Se sogniamo
    che la pietra è pietra, questo è la pietra.
    Ciò che scorre nei fiumi non è acqua,
    è un sognare, l'acqua, cristallina.
    La realtà traveste
    il sogno, e dice:
    "Io sono il sole, i cieli, l'amore".
    Ma mai si dilegua, mai passa,
    se fingiamo di credere che è più che un sogno.
    E viviamo sognandola. Sognare
    è il mezzo che l'anima ha
    perché non le fugga mai
    ciò che fuggirebbe se smettessimo
    di sognare che è realtà ciò che non esiste.
    Muore solo
    un amore che ha smesso di essere sognato

    fatto materia e che si cerca sulla terra.


    Pedro Salinas

    Stupenda Poesia

    Davvero stupenda.
     
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  13. ernestonapoli
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    Giuseppe Ungaretti:
    Soldati


    Si sta come
    d'autunno
    sugli alberi
    le foglie.



     
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  14. t r A v i s
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    CITAZIONE (Charle$ @ 7/11/2008, 18:43)
    Non respingere i sogni perché sono sogni.
    Tutti i sogni possono
    essere realtà, se il sogno non finisce.
    La realtà è un sogno. Se sogniamo
    che la pietra è pietra, questo è la pietra.
    Ciò che scorre nei fiumi non è acqua,
    è un sognare, l'acqua, cristallina.
    La realtà traveste
    il sogno, e dice:
    "Io sono il sole, i cieli, l'amore".
    Ma mai si dilegua, mai passa,
    se fingiamo di credere che è più che un sogno.
    E viviamo sognandola. Sognare
    è il mezzo che l'anima ha
    perché non le fugga mai
    ciò che fuggirebbe se smettessimo
    di sognare che è realtà ciò che non esiste.
    Muore solo
    un amore che ha smesso di essere sognato

    fatto materia e che si cerca sulla terra.


    Pedro Salinas

    Stupenda Poesia

    Bellissima
     
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  15. fabio16
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    saffo frammento...

    « Οἱ μὲν ἰππήων στρότον οἰ δὲ πέσδων
    οἰ δὲ νάων φαῖσ' ἐπὶ γᾶν μέλαι[ν]αν
    ἔ]μμεναι κάλλιστον, ἔγω δὲ κῆν' ὄτ-
    τω τις ἔραται.»



    traduzione:

    Dicono che sopra la terra nera
    la cosa più bella sia una fila di cavalieri,
    o di opliti, o di navi.
    io dico: quello che s'ama


    saffo inno ad afrodite:

    « ποικιλόθρον' ἀθανάτ' ΑΦρόδιτα,
    παῖ Δίος δολόπλοκε, λίσσομαί σε,
    μή μ' ἄσαισι μηδ' ὀνίαισι δάμνα,
    πότνια, θῦμον,

    ἀλλὰ τυίδ' ἔλθ', αἴ ποτα κἀτέρωτα
    τὰς ἔμας αὔδας ἀίοισα πήλοι
    ἔκλυες, πάτρος δὲ δόμον λίποισα
    χρύσιον ἦλθες

    ἄρμ' ὐπασδεύξαισα, κάλοι δέ σ' ἆγον
    ὤκεες στροῦθοι περὶ γᾶς μελαίνας
    πύπνα δίννεντες πτέρ' ἀπ' ὠράνωἴθε-
    ρος διὰ μέσσω.

    αἶψα δ' ἐξίκοντο, σὺ δ', ὦ μάκαιρα,
    μειδιαίσαισ' ἀθανάτωι προσώπωι
    ἤρε' ὄττι δηὖτε πέπονθα κὤττι
    δηὖτε κάλημμι

    κὤττι μοι μάλιστα θέλω γένεσθαι
    μαινόλαι θύμωι. τίνα δηὖτε πείθω
    ἄψ σ' ἄγην ἐς σὰν φιλότατα;τίς σ', ὦ
    Ψάπφ', ἀδικήει;

    καὶ γὰρ αἰ φεύγει, ταχέως διώξει,
    αἰ δὲ δῶρα μὴ δέκετ',ἀλλὰ δώσει,
    αἰ δὲ μὴ φίλει, ταχέως φιλήσει
    κωὐκ ἐθέλοισα.

    ἔλθε μοι καὶ νῦν, χαλέπαν δὲ λῦσον
    ἐκ μερίμναν, ὄσσα δέ μοι τέλεσσαι
    θῦμος ἰμέρρει, τέλεσον,σὺ δ' αὔτα
    σύμμαχος ἔσσο. »




    traduzione:
    Venere eterna, in variopinto soglio,
    Di Giove fìglia, artefice d'inganni,
    O Augusta, il cor deh tu mi serba spoglio,
    Di noie e affanni.

    E traggi or quà, se mai pietosa un giorno,
    Tutto a' miei prieghi il favor tuo donato,
    Dal paterno venisti almo soggiorno,
    Al cocchio aurato

    Giugnendo il giogo. I passer lievi, belli
    Te guidavano intorno al fosco suolo
    Battendo i vanni spesseggianti, snelli
    Tra l'aria e il polo,

    Ma giunser ratti: tu di riso ornata
    Poi la faccia immortal, qual soffra assalto
    Di guai mi chiedi, e perché te, beata,
    Chiami io dall'alto.

    Qual cosa io voglio più che fatta sia
    Al forsennato mio core, qual caggìa
    Novello amor ne' miei lacci: chi, o mia
    Saffo, ti oltraggia?

    S'ei fugge, ben ti seguirà tra poco,
    Doni farà, s'egli or ricusa i tuoi,
    E s'ei non t'ama, il vedrai tosto in foco,
    Se ancor nol vuoi.

    Vienne pur ora, e sciogli a me la vita
    D'ogni aspra cura, e quanto io ti domando
    Che a me compiuto sia compj, e m'aita
    meco pugnando.
     
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178 replies since 2/12/2005, 02:22   5869 views
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