LIVELLO TECNICO: KVARATSKHELIA
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CITAZIONE (zioren @ 2/6/2021, 16:06) Riina, che è stato il capo di Brusca, è stato condannato a svariati ergastoli ed ha scontato le sue pene in galera fino all’ultimo giorno della sua vita perché non si è mai pentito. Brusca, nonostante il numero pauroso dei delitti commessi - tra l’altro quale esecutore degli ordini di Riina, e quindi su un piano di responsabilità condivise - è stato condannato a soli 25 anni solo perché ha collaborato con la giustizia. Leggo tra l’altro, e spero proprio che non sia vero, che Brusca sarebbe milionario, non essendogli mai stato confiscato il patrimonio accumulato criminosamente. Per me tutto ciò non è giusto ne’ da un punto di vista formale ne’ da quello sostanziale. Rispetto le diverse opinioni, e ci mancherebbe altro, però mi appello al senso di giustizia di ognuno di voi, e vi invito a fare una profonda riflessione di coscienza. Come sempre, da prassi tipicamente italiota, rispetto per le numerosissime vittime zero. Ne’ mi aspetto chissà quale controllo sulla vita futura di questo delinquente, da avvocato potrei citare svariati casi, a mia diretta conoscenza per motivi professionali, di ex collaboratori di giustizia che, pur in regime di libertà vigilata dopo avere scontato la pena, hanno continuato imperterriti a fare estorsioni, ordinare omicidi e commettere svariati altri reati, più o meno gravi. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, e vi dico con franchezza che chi ha vissuto la propria vita in un certo modo a 64 anni (cioè l’età di Brusca) non diventa un bravo padre di famiglia, perché parliamo di una persona che è intriso di cultura mafiosa fino alle dita dei piedi. A ciò vorrei aggiungere che lo stesso Falcone disse che i pentiti dovevano essere gestiti in un certo modo perché altrimenti sarebbero diventati, come effettivamente è successo, una bomba pronta a deflagrare e che di fatto è deflagrata. Quello che voglio in sostanza dire, e lo dico con cognizione di causa, è che la parola giustizia in Italia, cioè il paese che dovrebbe essere la culla del diritto, è una parola priva di significato, perché in un mondo giusto uno come Brusca mai sarebbe dovuto uscire di galera a 64 anni per godersi i frutti del denaro criminosamente accumulato a danno delle persone per bene. Intervento moralmente giusto però al contempo mi chiedo una cosa: ai procedimenti giudiziari (in tutte le sue forme, non solo la giustizia ma anche i processi d'indagine) la morale deve interessare sempre e solo fino a un certo punto. Ciò che Brusca ha "guadagnato" (comunque scontando una pena per ergastolo + libertà vigilata) è dovuta alle assicurazioni che uno Stato in qualche modo deve garantire, altrimenti non ci sarebbero pentiti. E con i pentiti fai le vere indagini, altrimenti non riusciresti a scoprire quasi nulla sul giro mafioso, sugli scandali, le vicissitudini, i rapporti.
Questa è come al solito una di quelle situazioni veramente difficili, laddove non esiste una maniera corretta di approcciarsi, perché si finisce sempre per ferire una delle parti. Io credo che, con tutti i difetti che abbiamo come paese, questa sia stata gestita in maniera corretta. Brusca ha commesso dei crimini inaccettabili e dovrà vivere con quell'onta per sempre, ha pagato per gli stessi ed è uscito soltanto perché ha collaborato grandemente con le istituzioni. Lo Stato ha fatto la sua parte in maniera onesta, in qualche modo anche insegnando a Brusca come ci si comporta nella vita se si vuole vivere in una società civile. Hai completamente ragione, però, quando sostieni che la storia non dovrebbe finire qui: lo Stato non dovrebbe mai smettere di tenere sotto controllo Brusca, giacché la "libertà" che ha riguadagnato è pur sempre quello di un efferato criminale, non di un cittadino qualunque che ha scontato la propria pena.
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