La meglio gioventù

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    Ho recentemente riguardato La meglio gioventù, il film del 2003 di Marco Tullio Giordana che ripercorre quasi quarant'anni di storia italiana, dal 1966 al 2003, attraverso le vicende della famiglia Carati.
    Si tratta di una delle pellicole che più ho amato nella mia vita e ogni volta rivivo con grande emozione tutte le sue sei ore. L'alluvione di Firenze del '66, le proteste giovanili degli anni Sessanta e Settanta, gli anni di piombo, il percorso verso la legge Basaglia, Tangentopoli: la storia del nostro Paese, raccontata con serietà e partecipazione da Giordana, diventa un quadro significativo in ogni passaggio della saga familiare dei Carati, interpretata magistralmente da un cast di alto livello.
    Voi avete visto La meglio gioventù? Cosa pensate del film?
     
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    Non ho visto il film. Quando era uscito tono e temi delle recensioni e dei dibattiti me lo avevano fatto considerare non interessante nonostante il titolo semanticamente molto accattivante per la cultura italiana del Novecento.

    Da film -chiedo a chi lo ha visto- emerge qualche allusione all'origine e al tono amaro dell'espressione in lingua italiana "la meglio gioventù" ? Prima ancora di Pasolini, intendo. Credo che abbia -guarda caso- a che fare con qualche dialetto dell'area triveneta, se non friulana (nulla a che fare con il romanesco), però più di preciso non saprei dire.
     
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    Ho un vago ricordo che provenga da un canto della prima guerra mondiale, o forse della Resistenza, e che originalmente fosse la mejo gioventù. Mi par di ricordare che la mejo gioventù fosse sottoterra, ossia: la mejo gioventù l‘è sottotera. Ma forse farnetico.
     
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    No, trovato! Il mio cervello funziona ancora un pochino.
    Non Resistenza ma Brigata Julia in Grecia, „“Il ponte di Perati“. E prima “Il ponte di Bassano“:
    La meio zovetù l’è soto tera
    Vedi qui, alla nota 33: https://books.google.de/books?id=Yj22DwAAQ...Q6AEwBHoECBMQAQ
    E ancora: www.alpininoventa.it/testiecanti.php?id=20

    Edited by dceg - 7/1/2021, 13:27
     
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    No, no: non farnetichi. O nel caso siamo in due.

    Secondo me compare ripetutamente in un canto disfattista di origine veneta o giuliana o giù di lì (di quelli vietati e severamente puniti dalla disciplina militare) durante la I GM poi traformato in un canto dei Patrioti (credo soprattutto piemontesi) di "Giustizia e Libertà" tra il '44 ed il '45 (credo anzi vagamente di ricordare che la sua "rinascita" compaia nella memorialistica di qualche celebre comandante partigiano, nonché in una celebre intervista TV, potrebbe essere Nuto Revelli, ma non ci scommetterei un granché). In ogni caso se anche può apparentemente sembrare romanesco ha invece qualcosa a che fare con le parlate dell'arco alpino.

    Ma giusto te che per tua storia personale un po' di dialetti piemontesi o friulani forse li mastichi ancora: di dove ti sembra che possa suonare una espressione così?
     
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    Allora:
    Originario sarebbe Sul ponte di Bassano bandiera nera www.alpininoventa.it/testiecanti.php?id=20
    Poi Sul ponte di Perati bandiera nera https://it.m.wikipedia.org/wiki/Sul_ponte_di_Perati
    E poi ancora la melodia venne usata da Nuto Revelli per Pietà l‘è morta www.ildeposito.org/canti/pieta-le-morta

    Nulla di romanesco, ma Pasolini era friulano!
     
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    Scusa, vedo ora che ci eravamo incrociati.

    Dunque l'espressione (altrimenti inconsueta) starebbe inizialmente in un canto alpino disfattista della I GM.
    Poi in un canto alpino sempre disfattista della prima fase della II GM (campagna di Grecia e forse anche di Russia, se mi ricordo bene quella celebre intervista TV che a questo punto direi forse davvero di Nuto Revelli).
    Quindi passerebbe in un canto partigiano della seconda fase della II GM (reparti di "Giustizia e Libertà", direi, con forse lo "zampino" del medesimo personaggio storico).
    Sarebbe poi utilizzata in un'opera letteraria di Pasolini nel secondo dopoguerra (certo, era friulano, proprio per questo lo facevo notare).
    Infine diventerebbe titolo del film in discussione.

    Sarebbe da controllare, ma mi pare che la connotazione di amarezza rimanga costante in tutti i passaggi.

    Quanto all'origine dialettale cosa te ne pare? A te come suona meglio, avendo tu vissuto tanto nel NordEst quanto nel NordOvest in tempi nei quali i dialetti non erano ancora emarginati e confusi?
     
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    Credo che sia la prima (Sul ponte di Bassano bandiera nera) che la seconda versione (Sul ponte di Perati bandiera nera) siano in un italiano con influssi dialettali, veneti, che vengono forse ancor più avvertiti nel canto che nelle versioni scritte del testo.
    La terza versione (Pietà l'è morta), di Nuto Revelli, avrebbe semmai influssi piemontesi, non mi pare avvertibili nel testo.
     
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    Noticina a latere: anche se nato in Friuli, ma da famiglia triestina seppur provabilmente con antenati friulani, non conosco la lingua friulana, essendo cresciuto a Trieste, dove l'uso di un dialetto friulano cessò al più tardi all'inizio del XIX secolo, quando si affermò il dialetto di tipo veneto, ricco però di prestiti slavi e tedeschi. Vecchio sì, ma non tanto! ;)
     
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    Quindi pista triveneta per cercare di definire l'origine di questa rara ed anomala espressione (dalla connotazione amara, come dicevo), che prima del Novecento direi non fosse attestata nella lingua italiana, se non mi sto perdendo qualcosa.

    Ora qualche estimatore del film dovrebbe dirci se quel titolo si inserisce bene su questa particolarissima tradizione, o "fortuna" dell'espressione, così come abbiamo cominciato sommariamente a tratteggiarla storicamente e lingusticamente.

    CITAZIONE (dceg @ 7/1/2021, 15:08) 
    anche se nato in Friuli, ma da famiglia triestina seppur provabilmente con antenati friulani, non conosco la lingua friulana, essendo cresciuto a Trieste, dove l'uso di un dialetto friulano cessò al più tardi all'inizio del XIX secolo, . . .

    Ahiahiahi! . . . lei mi cade sul friulano :D
     
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    Interessante questa esegesi della locuzione “la meglio gioventù”, che suona proprio come un melanconico rimando a ciò che poteva essere e non è stato, o alle scelte fatali in un quadro storico avverso.
    Io ho visto il film su Rai 1, a puntate, e sono rimasta piacevolmente sorpresa, perché avevo immaginato una qualche rievocazione più partigiana degli eventi di tutto quel periodo storico.
    Invece, il film si sofferma proprio sulla carica di destabilizzazione del clima politico di allora sui destini individuali di una normale famiglia borghese. L’eroe positivo del film è il fratello medico, Nicola, che rimane sé stesso anche nell’onda dei rivolgimenti politici e terroristici, con la sua umanità dolente e la sua indole soccorrevole. L’altro fratello, Matteo, è quello che sarà travolto dagli sconvolgimenti sociali degli anni 70-80, diventa poliziotto e si rintana in sé stesso e nella propria indole ribelle e violenta.
    La “meglio gioventù” è quella degli angeli del fango della Firenze alluvionata, dove si riuniscono tutti, belli e potenti per un giorno, tutti dalla parte giusta.
    Conosciamo i due fratelli in partenza per il mitico viaggio verso il Nord Europa e sono ancora la “meglio gioventù”, senza ostacoli e pesi del passato. Quel viaggio non arriverà mai a compimento perché l’incontro e l’innamoramento di Matteo per una ragazza scappata da un istituto psichiatrico li porterà ad occuparsi di lei, come un dovere da assolvere. Matteo abbandona il progetto del viaggio, allorchè il tentativo di “salvezza” della ragazza si infrange contro l’insensibilità e la ferocia del sistema.
    E’ questo l’episodio decisivo, che divide i destini dei due ragazzi, perché la loro reazione di fronte alla condizione e ai bisogni di quell’essere fragile rivela la natura della loro stesse fragilità e delle loro capacità di adattamento.
    La storia prevede tutta un’altra serie di accadimenti, tra cui l’adesione alle brigate rosse della futura compagna di Nicola, un altro angelo del fango, lutti e matrimoni, ma quel che conta si è già verificato ed è la sofferenza esistenziale e la rabbia sopravvenuta in Matteo in seguito a quell’antico innamoramento spezzato dall’ottusità del mondo, e l’etica della responsabilità che invece indirizza le decisioni di Nicola.

    EDIT: il resto dell'intervento, che svela momenti chiave del film, è stato messo in spoiler. (Oskar)

    In quei tempi, di divisioni nette e contrapposizioni armate, la sostanza caratteriale si manifesta all’eccesso, e crea barriere artificiali, inconsciamente contraddette da certi atteggiamenti di Matteo, allorchè si presenta alla futura madre di suo figlio col nome di Nicola, quasi avesse voluto essere come lui, una nostalgia di semplicità e di affidabilità.
    Matteo finisce suicida, e incombe sulla storia come un tragico interrogativo di cui nessuno è riuscito a farsi carico in quel tempo di società confusa e lacerata.


    Edited by Oskar - 8/1/2021, 12:03
     
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    L'uso dell'avverbio meglio in funzione di aggettivo è tipico del linguaggio informale in italiano, e del tutto normale nei dialetti sia settentrionali sia meridionali.
     
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    CITAZIONE (ratapena @ 8/1/2021, 11:51) 
    L'uso dell'avverbio meglio in funzione di aggettivo è tipico del linguaggio informale in italiano, e del tutto normale nei dialetti sia settentrionali sia meridionali.

    Non direi affatto che sia così generalizzato. Non solo non mi pare ammissibile nella lingua anche informale di livello per esempio televisivo, ma almeno nel parlato delle grandi città dell'area padana mi sento di dire che suona inconsueto oltre che inequivocabilmente erroneo.
    Anzi nei casi citati colgo un sapore deliberatamente sgraziato, come se si fosse voluto marcare intenzionalmente una amara stonatura.
    Abbiamo altri esempi di una qualche diffusione e attestazione certa?
     
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    In romanesco: la mejo squadra; dialetti liguri occidentali proverbio: l'avucatu nega u l'è u megliu avucatu (l'avvocato 'nega' è il miglior avvocato); calabrese/siciliano lu megghiu avvocatu è u bonsenzu. Quindi nord, centro, sud. L'uso nel linguaggio informale in lingua nazionale dipende certo anche dalla scolarizzazione.
     
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    Ringrazio Soniadf per l'eccellente sunto del film.
     
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