Perché l'Italia ha collezionato così tanti insuccessi nella seconda guerra mondiale?

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    Perché l'Italia ha collezionato così tanti insuccessi durante la seconda guerra mondiale?
    Le ragioni sono molteplici; ne suggerisco alcune in attesa di leggere i vostri pareri:

    - arretratezza del nostro sistema industriale, incapace di far fronte alle necessità produttive di una guerra di lunga durata.
    - conseguente povertà di mezzi del nostro esercito, poco motorizzato e costretto a combattere con armi insufficienti e di bassa qualità, soprattutto per quanto riguarda i carri armati e l'artiglieria.
    - scarsità di risorse belliche e finanziarie dovuta alle costose campagne in Etiopia e in Spagna degli anni immediatamente precedenti il secondo conflitto mondiale.
    - impreparazione di una quota rilevante dei nostri alti ufficiali, spesso scelti più per la loro fedeltà al regime o alla corona che per le loro qualità e ancorati a concetti bellici superati.
    - mancanza di coordinamento tra le Armi, specialmente tra la Regia Marina e la Regia Aeronautica, causa di una generale inefficacia in battaglia anche in condizioni di superiorità numerica.
    - penuria di risorse naturali, in particolare di petrolio, che costringeva le nostre navi e le nostre già carenti divisioni motorizzate a fare i conti con una cronica mancanza di carburante.
    - decisioni scellerate di Mussolini, come quella di attaccare la Grecia senza una preparazione minimamente adeguata e a fine ottobre, con la prospettiva di dover superare le montagne greche in inverno.
    - dissoluzione della tenuta del fronte interno in seguito alle ripetute sconfitte in Grecia, nel Mediterraneo e in Nordafrica.

    Quali cause, tra queste, hanno contribuito maggiormente a vostro avviso ai nostri fallimenti nella seconda guerra mondiale? E quali aggiungereste all'elenco?
     
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    Bella domanda.
    Non sono certo un esperto in materia ma da letture fatte anche di recente mi pare che tutti i motivi che hai elencato abbiano quanto meno contribuito agli insuccessi militari italiani nella seconda guerra mondiale (e non è che nella prima i successi siano stati poi tanti).

    Difficile fare una graduatoria, e forse anche impossibile, in quanto mi pare che nelle diverse fasi della guerra abbiano avuto un ruolo decisivo fattori via via diversi. Generalmente però direi che molte risorse erano già state consumate dalle guerra d'Etiopia e dall'intervento in Spagna e che gli otto milioni di baionette (tanto mi pare dovesseo essere) della prosopopea mussoliniana ben poco servivano in una guerra che si faceva con i carri armati e l'aviazione.
    La mancanza di coordinamento tra le armi e l'inettitudine dei comandi hanno certamente avuto un peso notevole. E qui direi per fortuna: ve lo immaginate come sarebbe il mondo, se un sostegno efficace dell'Italia avesse fatto sì che le potenze dell'Asse vincessero la guerra?

    Edited by dceg - 6/5/2021, 22:10
     
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    CITAZIONE (dceg @ 6/5/2021, 21:20) 
    . . . ve lo immaginate come sarebbe il mondo, se un sostegno efficace dell'Italia avesse fatto sì che le potenze dell'Asse vincessero la guerra?

    Occhio a sbilanciarsi nel lanciare certi paradossi: potrebbe esserci molto forte il rischio di scoprire che il mondo degli ultimi ottant'anni sarebbe andato meglio di come è andato.
    In Europa magari no, in Europa non bene: il modello dittatoriale si sarebbe replicato anche in molti stati che non lo hanno conosciuto o lo hanno conosciuto solo marginalmente e temporaneamente. Però come poi in effetti fu nella neutrale Spagna si sarebbero all'inevitabile cambio generazionale fra gli anni Sessanta e Settanta avviati percorsi di democratizzazione, soprattutto dove le dittature nazifasciste avessero nel frattempo spazzato via definitivamente le case regnanti (Yugoslavia, Grecia, Belgio, probabilissimanente Italia, forse persino Gran Bretagna e naturalmente la Spagna stessa).
    Gran brutti anni comunque prima di allora.

    Ma nel mondo non esiste solo l'Europa, per il resto del mondo siamo proprio sicuri che sarebbe stato peggio? Niente URSS e un Russia piccolina e tranquilla, niente Cina maoista, niente Medioriente in fiamme per decenni, India libera ed in costante progresso, niente guerre in Indocina, un NordAfrica pacifico e progredito, uno sviluppo industriale dei grandi paesi Nord e Centro Americani non sospinto dal capitalismo sfrenato generato dall'economia di guerra con i suoi effetti deleteri . . .

    Non ne sto facendo una questione ideologica, sia chiaro: sto cercando di buttare là una visione dei possibili effetti di differenti esiti militari o quantomeno di esiti militari più precoci.

    Insomma, quello che vorrei provare a far emergere è che più che l'esito della guerra ciò a cui dovremmo fare attenzione è la sua durata. E' la durata che a mio modo di vedere ha veramente condizionato il mondo in maniera determinante, anche per le sue ovvie conseguenze di estremizzazione.

    E per tornare al topic la svolta di tutto fu senz'altro l'incapacità italiana di raggiungere Suez rapidamente entro il 1941, liberare l'Egitto dal giogo inglese e a quel punto scatenare in funzione anticoloniale il gigante indiano. Dopodiché con estrema probabilità non ci sarebbe stata nemmeno Pearl Harbor: il Giappone non avrebbe avuto bisogno di giocarsi tutto in uno scontro disperato ed impari con gli USA. Niente Hiroshima, niente guerra fredda, niente corsa agli armamenti nucleari con le rispettive sperimentazioni etc. etc.
     
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    Hai ragione, ho considerato la situazione da un'ottica ristretta all'Europa e senza una prospettiva temporale più ampia.
     
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    Ci eravamo dissanguati nella guerra d'Etiopia e, più ancora, nella guerra di Spagna.
    Inoltre, e questo è il fatto più grave, non avevamo nessuna strategia per una guerra di lunga durata.
    Qualcuno potrebbe obiettare, a ragione, che in un certo senso neanche la Germania l'aveva: loro però sono stati in grado, sia pure disordinatamente, di adattarsi.
     
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    La scelta di schierarsi dalla parte sbagliata. E' probabile che inizialmente Mussolini abbia aspettato; se, per ipotesi, la Francia non fosse crollata come un castello di carte, chissà se si sarebbe schierato dalla parte di Hitler. Nell'ipotesi che si fosse schierato dall'altra parte, i problemi già citati da Oscar sarebbero rimasti, ma sarebbero stati almeno in parte superati dall'intervento degli alleati.
     
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    Beh però va detto che se la vergognosa "pugnalata alla schiena" da parte italiana nei confronti della Francia avrebbe potuto trasformarsi con una certa facilità in un appoggio alla Francia (il cui orientamento politico interno era in quel momento estremamente in bilico) in funzione non dico proprio frontalmente antinazista ma anche solo di contenimento o persino di semplice moderazione di una eccessiva penetrazione nazista e se l'aggressione alla Grecia fu sostanzialmente priva di senso essendoci in quel momento una ampia possibilità di stringere una fortissima alleanza con quel paese semplicemente dando con discrezione una mano a far fuori la locale casa regnante, per il resto no: con il Regno Unito gli interessi erano inevitabilmente e competamente in contrasto insanabile, praticamente su ogni quadrante dello scacchiere internazionale, da Suez e l'Egitto al Corno d'Africa, a Gibilterra alle questioni dell'India e della Palestina etc. etc. compreso il ruolo stesso da parte inglese nella Società delle Nazioni.
    Probabilmente la svolta era stata nel '38 con la incapacità italiana di opporsi all'annessione tedesca dell'Austria: da quel momento è emersa l'assenza di una qualsiasi visione di politica estera già anche solo a carattere diplomatico e commerciale prima ancora che militare.
     
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    Premesso un assai scarso interesse per l'ucronia, tendo a escludere ogni ipotesi di vittoria per Hitler e i suoi alleati. E darei per irrealistica dall'origine la possibilità italiana di raggiungere gli obiettivi che seguono.
    CITAZIONE
    LAVORI ARCHEOLOGICI la svolta di tutto fu senz'altro l'incapacità italiana di raggiungere Suez rapidamente entro il 1941, liberare l'Egitto dal giogo inglese e a quel punto scatenare in funzione anticoloniale il gigante indiano

    Merita comunque approfondimento la situazione dell'India, le cui relazioni con l'Inghilterra erano conflittuali da tempo.
    CITAZIONE
    Con lo scoppio della seconda guerra mondiale le relazioni con l’Inghilterra entrarono nuovamente in crisi. Su pressione del governo britannico il viceré Victor Linlithgow dichiarò il paese coinvolto nel conflitto senza nemmeno consultare i principali esponenti delle forze politiche locali e del Congresso.
    Il risultato fu che durante tutto il corso della guerra l’India non fu affatto compatta dietro la Gran Bretagna: i membri del Congresso, che avevano subordinato la propria partecipazione militare all’immediata concessione dell’indipendenza, cominciando a dubitare delle reali intenzioni degli inglesi si dimisero dai governi provinciali; nei territori occupati dal Giappone si formarono addirittura un esercito e un governo antibritannico guidato da Subhas Chandra Bose.
    Nel 1942 Londra propose di stabilire un governo ad interim con un controllo inglese limitato alla difesa e alla politica estera, rimandando la questione dell’autogoverno alla fine del conflitto e promettendo inoltre di concedere all’India lo statuto di dominion. In risposta, nell’agosto dello stesso anno il Congresso chiese agli inglesi di lasciare definitivamente il paese e, ottenutone un rifiuto, lanciò una vasta campagna di disobbedienza civile.
    Gli inglesi, dal canto loro, posero fuori legge il Partito del Congresso, imprigionarono Gandhi e altri leader del nazionalismo indiano e continuarono a fomentare il contrasto tra indù e musulmani. La situazione fu ulteriormente aggravata da una grave carestia che investì il Bengala al principio del 1943.
    La sostituzione di Linlithgow con Archibald Wavell, avvenuta nello stesso anno, rese le relazioni indo-britanniche meno tese. I destini della lotta per l’indipendenza furono tuttavia nuovamente complicati dalla richiesta sempre più pressante di Jinnah e della Lega musulmana di dividere il paese in una parte musulmana e un’altra indù.
    Alla fine della guerra le elezioni diedero una schiacciante maggioranza al Partito del Congresso, che ottenne 209 seggi contro i 75 della Lega musulmana

    https://dizionaripiu.zanichelli.it/storiad...toria-dellindia
     
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    CITAZIONE (virelle @ 11/5/2021, 18:50) 
    Premesso un assai scarso interesse per l'ucronia, tendo a escludere ogni ipotesi di vittoria per Hitler e i suoi alleati. E darei per irrealistica dall'origine la possibilità italiana di raggiungere gli obiettivi . . .

    L'ucronia è l'eccesso. Personalmente direi un disdicevole eccesso.

    Ma anche per abitudine professionale ritengo che sforzarsi di ragionare con l'intento di individuare aspetti che fanno la differenza e situazioni che possono aver costituito punti di svolta fra esiti significativamente differenti sia un approccio utile ed opportuno. Qualche volta doveroso.

    In questi termini -anche conoscendo i contemporanei sviluppi sia militari che di politica interna in varie regioni del Medio ed Estremo Oriente, dalla Palestina all'Iran al Sol Levante- credo proprio che il punto focale sia stata l'incapacità dell'Italia di raggiungere Suez entro la fine del 1941. Di tutti gli scenari nei quali fu disgraziatamente impegnata l'unico a mio avviso che avrebbe potuto cambiare significativamente la storia è quello.
    Ricordiamoci che in tale periodo la retorica del regime era incentrata sull'idea della "guerra parallela": ebbene noi oggi sappiamo che si trattò di una fatua illusione, ma lo sappiamo noi oggi, è invece appunto sull'alternativa in bilico di una "guerra parallela" in qualche modo effettivamente tale che secondo me va letto tutto quanto compresi gli insuccessi dei quali parla il titolo di questa discussione. A quel punto la dispersione degli obiettivi (a cominciare dalle inutili oltre che vigliacche aggressioni a Francia e Grecia) e la mancata preparazione con forte anticipo -anche di molti anni- di un preciso piano militare e diplomatico anti-inglese in Egitto assumono significati pregnanti. Se poi rileggiamo un po' tutto il fascismo come il non plus ultra della retorica vuota di peggior stampo e degli annunci ai quali non sono praticamente mai corrisposti fatti concreti (né nel bene né nel male, per un diabolico miscuglio di populismo, esibizione prepotente di finto decisionismo e però sudditanza verso i poteri industriali) ecco che forse si evidenzia un quadro utile a comprendere più di quanto la pura e semplice narrazione storica convenzionale e scolastica (spesso fin troppo condizionata dal "senno di poi") riesca a far emergere.
     
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    Perché nel nostro DNA, noi siamo poeti, pittori e musicisti, non guerrieri...
    Ancora oggi, se si tratta di allestire un concerto, di qualsiasi tipo, o una mostra, o uno spettacolo di strada, siamo maestri...
    Ma se si tratta di un evento sportivo più complicato dei mondiali di ciclismo su strada, allora, si vedono i risultati.
    Lo sport, come la guerra,è un attività fisica, noi amiamo quelle mentali
     
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    CITAZIONE (Kodiak2 @ 7/5/2021, 19:18) 
    Ci eravamo dissanguati nella guerra d'Etiopia e, più ancora, nella guerra di Spagna.
    Inoltre, e questo è il fatto più grave, non avevamo nessuna strategia per una guerra di lunga durata.
    Qualcuno potrebbe obiettare, a ragione, che in un certo senso neanche la Germania l'aveva: loro però sono stati in grado, sia pure disordinatamente, di adattarsi.

    Concordo: siamo entrati in guerra in fretta e furia con la convinzione che sarebbe durata poco data l'ormai inevitabile vittoria, agli occhi di Mussolini, dell'alleato tedesco. Non avevamo alcun piano per una guerra prolungata, né a livello industriale, né a livello strategico. In questo senso l'incapacità di raggiungere Suez si inserisce nella generale mancanza di pianificazione.


    CITAZIONE
    Perché nel nostro DNA, noi siamo poeti, pittori e musicisti, non guerrieri...

    Questo mi pare più che altro un luogo comune. L'obiettivo del presente dibattito è analizzare le cause delle nostre ripetute sconfitte anche in contesti, come il Nordafrica, nei quali le nostre truppe dimostrarono grande valore, anche a detta dei nostri nemici.
     
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    Potremmo riassumere dicendo che il comando era assolutamente inadeguato, di una inadeguatezza proprio mentale e culturale. In aggiunta i "vigorosi fascisti" erano delle mammolette, pure i greci ci hanno presi acalci nel sedere con gli zoccoli di legno e i fucili ad avancarica...

    Quando dico inadeguato, mi riferisco alla organizzazione: l esercito tedesco e quello italiano avevano delle differenze cultrali enormi: la gerarchia era molto piu forte in quello italiano che in quello tedesco e gli ufficiali italiani erano formati a "non pensare".
    Mi spiego meglio: un ufficiale tedesco ha un obiettivo chiaro e definito (conquista avampost XY) e può per formazione tattica adattare la sua strategia sul campo per centrare l obiettivo in maniera indipendente, non deve "chiedere il permesso" ai suoi superiori, quindi l iniziativa sul campo sta sempre in mano loro.
    L italiano invece ha "paura" della ramanzina del superiore, ha un obiettivo e un programma di come raggiungere l obiettivo. Se cambiano le condizioni sul campo rispetto al preventivato l italiano ha paura di "decidere autonomamente" perché ha paura del suo capo e quindi alla fine o manda i suoi uomini alo sbaraglio oppure chiede di cambiare i piani al superiore e nel frattempo i nemici lo hanno travolto. Questo é quello che basicamente é successo a caporetto e che ha pervaso la forma mentis dell ufficiale italiano anche nella WW2.
    La differenza di Rommel era proprio questa: Rommel aveva un obiettivo e cambiava tattica in corsa per centrare l obiettivo. Fece cosi a caporetto e fece cosi in Francia all inizio della guerra etc etc.

    è questa pecca culturale che ha reso l esercito italiano perdente nella WW2 e all inizio della WW1
     
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    Concordo in buona misura con Visitante. Nella Wehrmacht persino i comandanti subalterni avevano libertà di manovra una volta fissati gli obiettivi generali dell'operazione; nel Regio esercito vigeva invece una catena di comando rigida che produceva procedure farraginose e decisioni troppo lente rispetto alle necessità della battaglia.
    Questo difetto non è l'unica causa dei nostri insuccessi ma certamente ha contribuito.
     
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    ma la stessa cosa la vedi anche nelle aziende oggi: in una azienda DE il manager responsabile di qualche area risponde solo al obbiettivo generale di "fare soldi" e decide in autonomia e in corsa peradattarsi, mentre in IT il manager ha paura dei suoi superiori e alla fine non decide nulla e il mercato glielo ciula l azienda tedesca (curo il mercato IT per conto di aziende DE, conosco bene le realtá)
     
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    Oskar, alcune di queste opzioni sono però conseguenze, più o meno dirette, di altre.

    Senza dubbio. Non propongo infatti di votare la causa principale delle nostre sconfitte; vorrei piuttosto che analizzassimo insieme tutti i fattori che hanno contribuito, in diversa misura e in combinazione gli uni con gli altri, ai nostri insuccessi nella seconda guerra mondiale.
     
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